Alfa: “Siamo i nuovi anni ’60, noi ventenni siamo una generazione con valori fortissimi”

Alfa: “Siamo i nuovi anni ’60, noi ventenni siamo una generazione con valori fortissimi”

Riparte il 27 novembre il tour dell’artista genovese che ha attraversato l’estate da protagonista col brano You Make Me So Happy. Prima ci sarà un nuovo singolo con Rosa Linn. Lo abbiamo intervistato in spiaggia

Una estate in movimento seguendo il vento che porta Ovest. Alfa, all’anagrafe Andrea De Filippi, fresco ventiduenne genovese, ha dato felicità alle nostre vacanze col brano You Make Me so Happy per poi puntare un record mondiale al… bacio e ragionare su un autunno che prevede (ma con lui nulla è definitivo perché sa come stupire i fan) un feat. con l’artista armena Rosa Linn e il tour che riparte il 27 novembre da Milano, quindi Bentornati a Wanderlust. Al suo fianco c’è la Artist First del visionario Claudio Ferrante. Per chiacchierare, per confrontarci, per fare un tuffo, ci siamo ritrovati in spiaggia a Cavi di Lavagna. Questa è una reale intervista in costume.

Andrea partiamo da You make me so happy. Perché è la tua scelta estiva. E cosa, oggi, ti fa sentire felice?
Quando ho iniziato a fare musica, la musica era l’amico con cui mi confidavo. Quando è diventato un lavoro ho dovuto trovare un altro amico e dunque ho iniziato a dipingere. Mi capita di ascoltare in una playlist Mr. Gabriel e il brano mi è rimasto un mese in testa. Per noi è uno sconosciuto di Nashville ma in realtà ha collaborato, per citare un nome, con Dua Lipa.

Quindi che hai fatto?
Ho riscritto le strofe e tengo il ritornello. Ne esce una ca***a metà in italiano e metà in inglese. Però andando avanti ci convinceva e poi se ci pensi la felicità è tema così ovvio che nessuno ne parla. Ci sono due anni di vita da riprendere con la rabbia, la felicità è come il maglione giallo di Zara, te ne ricordi anche se non lo compri. Ora mi rende felice fare i concerti, dopo i numeri che hanno accompagnato le mie uscite, ora mi rende felice vedere persone che cambiano e si ritrovano. E poi mi sono disintossicato dall’ansia da prestazione.

Per altro lo hai presentato come un inno alla felicità: ora che l’estate sta finendo, puoi dire di avere visto la gente felice nel tuo girovagare per l’Italia?
Ho notato tanta rabbia nei ragazzi: sono passati dalla conquista del futuro all’essere chiusi in casa. Iniziando i concerti sentivo tanta unione. Siamo una generazione più aperta all’amore. Siamo i nuovi anni Sessanta, siamo uniti, coesi, green, siamo una bellissima generazione con valori fortissimi.

La canzone la hai trovata su una playlist digitale: sei un sostenitore degli algoritmi o piloti tu gli ascolti?
Diciamo che ascolto molto folk, da John Maier ai The Lumineers, dai Munford & Sons ai Beatles… Si dice che oggi non ci sia l’abitudine all’ascolto ma se ci pensi possiamo ascoltare tutto quando vogliamo. Con i tutorial in tre mesi imparo il mandarino!

Uno dei momenti più importanti della tua estate penso sia il World Kiss Day a Firenze: cosa ti ha lasciato quella giornata? Ha un valore speciale visto anche che viviamo in un mondo che spesso non accetta le scelte affettive e sessuali?
Assolutamente sì. Molti di più ne parlano e cercano autodeterminazione e libertà. Volevo un record mondiale e la relativa targa del record. La foto che coglie l’attimo è un capolavoro, per altro io sono appassionato di fotografia. C’era chi era al telefono con la fidanzata in video chiamata, chi baciava un limone, chi della ragazza si era portato un cartonato. È inevitabile che ci evolveremo.

Bentornati a Wanderlust riparte il 27 novembre da Milano: cosa puoi anticiparmi? E ci sarà qualche sorpresa prima?
Prima ci sarà un feat internazionale. Ho fatto un viaggio in Armenia da Rosa Linn, che abbiamo conosciuto in occasione dell’Eurovision di Torino. Del suo Snap ho fatto la mia versione, poi abbiamo fatto un po’ di cose insieme. Il concerto sarà un full live con band e con visual particolari, curato da un artista che collabora con Disney.

Cosa ha significato per te essere stato scelto da Up Next Italia di Apple Music?
Ha cambiato in primis il mio percepito. Pop è qualcosa che non puoi dire, ma io ne sono orgoglioso e ti rilancio: cosa è l’Indie? Cosa è il Rap? Vado orgoglioso di essere Pop. La serata di Apple Music in piazzetta Liberty a Milano è stata bellissima.
I tuoi social sono molto seguiti: questo crea in te un senso di responsabilità?
Dipende dagli argomenti. Se penso che annunciavo canzoni in pigiama dalla mia cameretta su Instagram… guarda, li uso in modo naturale.

Abbiamo parlato di Genova come Formentera. È così?
Vorrei un sacco. Genova ha patito il Covid, siamo chiusi e diffidenti come tutte le città di porto. È una città ricca di fermenti.

Tu come sei percepito?
Insomma, sai, essendo Pop e non essendo impegnato… ma non voglio essere un cantautore. Serve il risveglio della coscienza culturale dei ragazzi di Genova. La mia idea sarebbe prendere le persone che ostacolano il cambiamento e accompagnarle tre anni in giro per il mondo per poi riportarle a Genova a cose cambiate.

Per il futuro la bussola resta puntata a Nord?
Sto andando verso una direzione acustica, ora punto a Ovest, verso il folk. In Italia passa ma non con artisti italiani. Se ci pensi il Folk ha una matrice pop. In più è eterno, non ha una collocazione temporale. E il tutto si abbina bene col mio modo di pensare la musica, ovvero da metodico della scrittura che raramente compone di pancia.

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