(di Tiziano Rapanà) E non è una richiesta, un buon senso tanto al kg, non c’è un problema che prevede una soluzione cogente. Ma rubricare il tutto al divertissement è di una disonestà intellettuale feroce, efferata. Tipica di chi vuole la realtà così com’è. E bisogna guadagnarsi i galloni della fantasia per avere una testa pensante. O è tutto convenzione, poggiarsi alle cose che già ci sono e farsele bastare. Questa televisione è quello che è e mi pare che alcuni non si facciano problemi, che vada pure così. Epperò una voce che non sia la solita, che non suoni l’identico spartito, serve. Altrimenti un canale è uguale all’altro. Ribaltiamolo l’ovvio con una voce adeguata. E mi viene in mente, Michele Boldrin. Insigne economista, eccellente polemista. Il web pullula di suoi interventi intelligenti e lontani dallo schiamazzo senza charme. E mi chiedo: i video stanno lì a testimoniare la sua naturalezza davanti alla telecamera e perché mai non gli si offre uno spazio in televisione? E non solo a parlare di economia ma del mondo che si vive, dei problemi che ci cadono sulla testa. E guardateli i suoi video, mi darete ragione. Costantemente Boldrin pubblica delle riflessioni baciate dal sole dell’intelligenza. I raggi illuminano e non si avvertono problemi d’umidità. La parola è sveglia, si smarca dalle trappole del perbenismo fellone. I fessi si abbandonano al birignao, al sorriso compiacente di chi tenta disperatamente di piacere a tutti. L’eccessiva moderazione lasciamola agli insicuri, ai senza spirito, ai surfisti del pensiero che tentano di intercettare l’onda giusta. Bisogna cercare un altro luogo da questo, così affollato, per capire che l’altrui congetturato è tossico. Boldrin propone riflessioni che sono compiutamente sue e non frutto di rielaborazioni di altri intellettuali sul presente. Non c’è un adesione ad un club, ad un idea di condominio esistenziale: è pura alterità rispetto a tutto. Un programma tv è il minimo.