Fidel Castro e Papa Francesco, Diego Armando Maradona e Pietro Mennea, Mohamed Alì e il Dalai Lama, Martin Scorsese e Sergio Leone, passando per i Beatles, Garcia Marquez, Massimo Troisi, Marco Pantani e il subcomandante Marcos. Cos’hanno in comune tutti questi personaggi tra loro? Sono tutti stati amici, confidenti e protagonisti dei racconti e dei reportage di Gianni Minà, uno dei giornalisti italiani più importanti e amati di sempre, tanto nel nostro paese quanto nel mondo, scomparso lo scorso marzo.
Si intitola “Gianni Minà – Una vita da giornalista” il documentario che racconta la carriera straordinaria di un uomo straordinario e che sarà l’occasione per una serata speciale a Milano, mercoledì 28 giugno, al Cinema Anteo -piazza Venticinque Aprile, 8-. Serata organizzata dal Cinema Anteo, in collaborazione con l’Associazione Lombarda dei Giornalisti e il Gruppo Lombardo Giornalisti Sportivi.
L’appuntamento è alle 19. La proiezione del docufilm (nelle sale cinematografiche il 26, 27 e 28 giugno) sarà introdotta da una presentazione-dibattito della figura professionale e umana di Gianni Minà, grazie all’intervento della regista del film, Loredana Macchietti, regista del film e moglie del giornalista, e di Dario Ceccarelli, già giornalista dell’Unità e di Radio24, amico di Minà.
Il film è una finestra aperta sui 60 anni di carriera di Gianni Minà, attraverso il racconto fatto in prima persona dal protagonista e con il contributo di colleghi come Gennaro Carotenuto e Giuseppe De Marzo, il magistrato Nino di Matteo e Alessandra Riccio (scomparsa a maggio) e soprattutto con quello degli amici di sempre, come Renzo Arbore e Edoardo Vianello. Ma sono tante le voci che testimoniano lo straordinario rapporto che Minà instaurava con coloro che raccontava, da Pietro Mennea a Maradona, da Sepulveda a Tommie Smith.
Un viaggio che parte da Torino, la sua Torino, dove Minà inizia a lavorare per Tutto Sport fino ad arrivare a prenderne le redini e dove nacque il grande amore per la squadra Granata, passione irrefrenabile di tutta la famiglia Minà. Il suo arrivo a Roma, dove il giornalista si trasferì quando cominciò a lavorare per la Rai e a cui rimase sempre legato. In Rai ideò alcuni dei programmi che hanno fatto la storia della televisione italiana, come Blitz e Alta Classe e raccontò una serie ininterrotta di grandi eventi sportivi, come i Mondiali di calcio e le Olimpiadi, oltre a innumerevoli incontri di pugilato, tra cui quello tra George Foreman e Mohamed Alì, che lo accolse addirittura nello spogliatoio.
Il docufilm vede Minà ripercorrere la propria vita a bordo di una Fiat Cinquecento, sua automobile nei primi anni di carriera. L’automobile diventa così un vero e proprio espediente narrativo che permette per esempio di ritornare nella città natale del giornalista negli anni ’50, dove il Minà adolescente viveva e dove ha iniziato la professione, e dove incontra gli amici del tempo, quelli del quartiere Crocetta. Questa macchina lo porterà virtualmente fino a New York, per intervistare i pugili della serie “Facce piene di pugni” o i jazzisti per “Storia del Jazz”, proseguirà la strada incontrando i tanti artisti, amici, intellettuali che gli hanno permesso di raccontare la Storia del Novecento e l’inizio del nuovo millennio, per poi ritornare ai giorni nostri.
“Gianni Minà – Una vita da giornalista” è prodotto da Format con Rai Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura e con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte – Piemonte Doc Film Fund ed è distribuito da Zenit Distribution.