Il nuovo programma di Maria De Filippi racconta la storia di coppie in crisi che cercano di capire se per loro è tutto perduto. Eppure manca qualcosa
n una televisione sempre più votata all’usato sicuro per paura di sbagliare e di cadere nel dirupo del flop, è a dir poco lodevole che Maria De Filippi e la sua Fascino accettino con coraggio di percorrere nuove strade per capire se il seme attaccherà per poi germogliare un domani. L’ultimo di questi si chiama Ultima fermata, un format testato su Canale 5 nel pieno della primavera probabilmente per accertarsi dell’eventualità che possa o non possa essere un possibile sostituto di Temptation Island, la cui riconferma nel palinsesto estivo è tutto fuorché scontata. Anche a questo giro, il programma si sviluppa partendo da coppie che, anziché mettere alla prova la solidità della loro relazione, cercano di capire se possono darsi un’ultima possibilità oppure dirsi addio per sempre. In pratica, è come se Ultima fermata e Maria offrissero ai partecipanti un’alternativa al percorso terapeutico che porta le coppie in crisi a capire se siano adatte ad affrontare il mondo da singoli.
Anche in questo caso, così come in Temptation, l’azione è concentrata all’interno di uno spazio chiuso che qui non è, però, «un resort da sogno», come lo chiamava Filippo Bisciglia, ma un appartamento diviso in due sezioni abitate rispettivamente da chi ha scelto di contattare la redazione e da chi ha subìto la decisione del partner, accettando di prendere parte al programma. Nonostante il meccanismo non sia sempre chiaro, perdendosi in confessionali e digressioni che spesso svicolano dal focus confondendo le acque e le idee, Ultima fermata ci mette davanti alla crisi di una coppia infilandoci dentro i nuovi compagni, i confidenti e una serie di elementi che mettono in crisi il singolo ma rendono più chiaro il quadro al partner che, di nascosto, osserva le mosse dell’altro attraverso un vetro oscurante che sembra simile al famoso acquario del Grande Fratello.
In Ultima fermata le coppie si guardano, si confrontano, premono un pulsante che indica alla regia che l’incontro è finito lì e promettono di andare avanti con la loro vita, certi di aver fatto tutto il possibile – cosa ci può essere di più estremo di andare in televisione a spiattellare i propri problemi? – per salvare il salvabile. L’idea è forte, ma sembra ancora da affinare. Nonostante alcune perle offerte dai partecipanti – tipo la ragazza che dice di aver conosciuto il suo nuovo compagno in chiesa, durante la Passione di Cristo nel corso della quale lei era la Madonna e lui il centurione -, Ultima fermata, che vanta un’equipe di 12 autori, sembra spesso girare intorno al problema anziché affrontarlo di petto. La presenza di Simona Ventura, qui nelle vesti di narratrice anziché di conduttrice «interveniente», rassicura gli spettatori che ritrovano un volto amico, ma per il resto l’impressione è che la matassa sia ancora da sgrovigliare. Almeno per il momento.
vanityfair.it