“Le sentenze si rispettano – ha commentato Fabrizio Sigia, legale della Lollobrigida – ma è evidente che impugneremo la sentenza”
Finisce con un’assoluzione, perché il fatto non sussiste, la “querelle” tra Gina Lollobrigida e lo spagnolo Francisco Javier Rigau, sposati nel 2010 in Spagna per procura e solo in modo religioso. Il tribunale di Roma ha dichiarato che l’uomo non ha raggirato l’attrice italiana di 88 anni quando le fece firmare un atto con il quale si chiedeva ad un notaio di ratificare la loro unione. La sentenza è stata emessa dai giudici dell’ottava sezione presieduta da Paola Roja. Per l’accusa, che aveva sollecitato la condanna dell’imputato ad otto mesi di reclusione per truffa e falso, il presunto raggiro avrebbe consentito a Rigau di realizzare un “ingiusto profitto consistito nell’acquisizione dello stato giuridico di coniuge e dei diritti alimentari e successori, in danno della Lollobrigida”. In sostanza di mettere le mani sul patrimonio della celebre “Bersagliera” della saga “Pane, amore e..”. Al centro del processo un documento dell’aprile 2012 che l’attrice sostiene di aver firmato in quanto certa trattarsi di una procura che affidava per una querela per diffamazione. In realtà si trattava di un atto con il quale la “Lollo” sottoscriveva la ratifica del matrimonio, in Italia, per gli effetti civili. Da qui la denuncia dell’attrice alla procura in cui affermava di essere stata indotta in errore in modo fraudolento. Accuse respinte da Rigau, difeso dagli avvocati Michele e Alessandro Gentiloni. Nel rivendicare il matrimonio religioso celebrato per procura, Rigau aveva preso le distanze: “Né io, né Gina – dichiarò – siamo stati mai reciprocamente interessati l’uno al patrimonio dell’altro. Il mio patrimonio supera il valore di 40 milioni di euro e non ho alcun interesse nel modestissimo patrimonio di Gina”. Nel corso del processo l’attrice ha ribadito di essere stata truffata e di essere totalmente “all’oscuro di avere contratto matrimonio per procura con Rigau. Nell’agosto del 2012, mi portò da un notaio dicendo che dovevo firmare un atto necessario a portare avanti una causa civile avviato contro un avvocato spagnolo che pensavo essere responsabile degli attacchi mediatici contro di me. In quella sede lui non parlò mai di matrimonio, altrimenti quell’atto glielo avrei strappato davanti”. “Le sentenze si rispettano – ha commentato Fabrizio Sigia, legale della Lollobrigida – ma è evidente che impugneremo la sentenza”.
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