Camilleri apre ‘La stagione della caccia’ su Rai1

Camilleri apre ‘La stagione della caccia’ su Rai1

L’Andrea Camilleri ‘storico’, autore di romanzi ambientati nel passato della ‘favolosa’ Vigata, torna su Rai1 con ‘La stagione della caccia‘, in onda in prima serata il 25 febbraio, tratto dall’omonimo romanzo, con la regia di Roan Johnson, alla sua prima esperienza con la traduzione in immagini della prosa di Camilleri. Il titolo rientra sotto il marchio ‘C’era una volta Vigata’ che esordì nel marzo 2018 con la messa in onda su Rai1 di ‘La mossa del cavallo’, capace allora di superare il 32% di share. Una scelta, questa della trasposizione dei romanzi ‘in costume’ di Camilleri, ovviamente senza il commissario Montalbano, “nella quale sicuramente vogliamo continuare”, afferma Eleonora Andreatta, direttrice di Rai Fiction, sottolineando che “l’attenzione all’estero per questo prodotto è già forte e se il numero dei film tv cresce si creerà ancora più interesse”. Per Carlo Degli Esposti che, insieme a Nicola Serra e con Max Gusberti firma una produzione targata Palomar in collaborazione con Rai Fiction, l’obiettivo è di “almeno un titolo all’anno, potendo anche due”. Fra il dire e il fare c’è di mezzo l’autorizzazione di Camilleri che è molto attento a dare il ‘via libera’ alla trasposizione dei suoi titoli storici.Il plot de ‘La stagione della caccia’ intreccia, nella Sicilia immaginaria ma non troppo di Camilleri, a fine 800, la decadenza della nobiltà all’emergere di figure borghesi; oppure, su un altro piano, l’ossessione per il patriarcato con la fuga, anche nella morte, o il riscatto, anche nella solitudine, della condizione femminile; o ancora, un piccolo torto con una grande vendetta. Il tutto con una pioggia di morti ammazzati, o forse no, un impianto da tragedia con toni e coloriture da commedia e uno strizzar d’occhi al feuilleton, fatti salvi finale e complessità dei personaggi. “Nei suoi racconti di ambientazione storica Camilleri ha una capacità di fascinazione quasi favolistica”, sottolinea Andreatta secondo la quale nel suo intrecciare presente e passato, reale e immaginario, ormai “Camilleri è diventato un autore-Paese”. Un concetto che Carlo Degli Esposti declina all’inverso disegnando un Paese camillerizzato: “Vigata – dice – è un paese in cui tutti pensiamo di essere già stati”, anche se non esiste. Per il regista fascinazione e favola diventano direttamente mito: “A un certo punto siamo andati a parlare con Camilleri e per me è stato come entrare nell’antro della Sibilla, incontrae un veggente, un momento mitologico”.Ai due estremi opposti del cast, nell’aderenza ai territori camilleriani, Tommaso Ragno e Alice Canzonieri: il primo, attore di vasta esperienza teatrale, cinematografica e televisiva, interpreta il marchese Peluso, uno dei protagonisti, e, confessa, “da pugliese la mia prima reazione quando mi venne proposta la parte è stata di terrore, durante le riprese mi facevo spiegare ogni parola dai colleghi siciliani e comunque ho temuto tutto il tempo che da un momento all’altro mi cacciassero”. La giovane Canzonieri, che veste i panni di una contadina molto vicina al marchese, può invece rivendicare di essere “particolarmente contenta di questa parte perchè sono di Vigata, cioè di Ragusa”, cioè uno dei luoghi reali che Camilleri ‘frulla’ nella sua immaginaria Vigata. Alcuni degli interpreti de ‘La stagione della caccia’, inoltre, hanno rivendicato orgogliosamente, in occasione della presentazione, precedenti ruoli camilleriani. Nel cast ruoli di primo piano anche quelli di Francesco Scianna, il misterioso farmacista Fofò La Matina, e di Miriam Dalmazio, la marchesina ‘Ntontò. Proprio condividere l’appartenza al ‘prodotto’ ovviamente per chi lo ha realizzato ma, meno banalmente, perfino per chi lo fruisce, è il valore aggiunto dei romanzi di Camilleri e delle relative trasposizioni televisive. Insomma piace sentirsi camilleriani.

Adnkronos

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