Nella cover del suo nuovo album “Lauro – Achille Idol Superstar” gli artisti Miaz Brother lo hanno disegnato con un volto sfocato in bianco e nero. Solo il trucco è visibile, colorato, netto. Divisivo, rispetto a ciò che non è definito, e sgargiante come le rappresentazioni della sua musica che porta in scena. Anche a Sanremo, dove si prepara a esibirsi per il quarto anno di fila. Oggi Achille indossa una camicia azzurra e rassicurante. Si prepara a riproporre un “sound popolare come era quello di Rino Gaetano“, lascia l’urban ai ragazzi “sulle panchine”, guarda al musical oltre i confini nazionali e strizza l’occhio alle nuove tecnologie.
Rivoluzionario, impossibile da rinchiudere in definizioni e generi, Achille ‘Idol’ ha presentato alla stampa la nuova edizione dell’album Lauro: 7 nuove bonus track che concludono l’ultima opera, naturale prosecuzione evolutiva del percorso fatto con 1969, e che comprende anche il brano che porterà all’Ariston. “Domenica è tutto quello che piace, che si sceglie, è il giorno in cui riposiamo – spiega Achille Lauro – Siamo entrati con Rolls Royce, un pezzo ultra punk, rivoluzionario per il panorama attuale italiano: la canzone di quest’anno mantiene un sound estremamente popolare, che ripesca quel popolare che si è perso”.
“Sono contento di poter portare l’Harlem Gospel Choir – ha annunciato – uno dei più importanti d’America, impegnato fino a poco tempo fa in un tour mondiale e che non sarà un coro ma una parte fondamentale del brano. Un coro giustissimo per ‘Domenica’, per il palco di Sanremo, per quello che loro avrebbero potuto dare al brano”. E pare non sia bastato, con le critiche sempre pronte a strisciare languide e impietose. “Ho letto tante cose riguardo ‘Domenica’ – ha commentato Achille Lauro – ricordo a tutti che di ‘Me ne frego’ avevano detto che faceva cagare negli ascolti, ed è stata invece una delle cose più dirompenti degli ultimi dieci anni della musica italiana, nel bene e nel male”.
“Sicuramente si tratta di un’operazione divisiva, ed è forse questa la nostra forza. Non andiamo a Sanremo per un compiacimento personale né per cercare apprezzamenti esterni, ma per portare qualcosa di diverso, che nessuno ha mai fatto. Avremmo potuto portare brani come ’16 marzo’, ‘C’est la vie’, ai quali sono più legato, ma lì è un live, una esposizione di ciò che possiamo fare, a 360 gradi”. Achille Lauro, in conferenza stampa, mette le cose in chiaro e con la serenità di chi ha costruito i suoi prossimi mesi di lavoro su un’isola lontano da tutti, dice: “E’ un momento incredibile per me. Sto lavorando alla musica, a progetti paralleli e innovativi. Vengo da due giorni in cui ho diretto il mio videoclip di Sanremo mentre facevo anche l’attore principale, da mesi in cui mi sono allontanato dalla civiltà per portare la musica che penso ci accompagnerà negli anni. Sono molto contento, c’é tanta carne al fuoco”.
“Vado a fare Sanremo come fosse un programma a parte in cui ho i miei quattro minuti. Avessi voluto essere competitivo, in un panorama anche sanremese, avrei potuto portare una ’16 marzo’ e cercare di essere meno divisibile possibile. Alla fine sbatto sempre nel voler essere divisivo, ma non per la provocazione fine a se stessa – sottolinea – ma perché per me la musica è qualcosa di più, ci sono tante sfumature di me in giro, dalle più intime alle più rock ‘n roll. Sul palco di Sanremo mi piace portare qualcosa di più, magari tra qualche anno porterò qualcosa di diverso”.
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