Beethoven? È «bizzarro e barocco», Schumann «si crede un compositore», Claude Debussy «è semplicemente brutto». Di critici che hanno frainteso la musica del loro tempo è piena la storia. Ne racconta qualche esempio «The Music Critic », spettacolo che raccoglie le più feroci critiche musicali scritte negli ultimi secoli su alcune immortali composizioni. E chi meglio di John Malkovich poteva interpretare l’Anton Ego dei critici musicali? Il divo, perturbante visconte di Valmont ne «Le Relazioni pericolose» di Milos Forman, primo dei molti villain incarnati da Malkovich nella sua carriera, è protagonista dello spettacolo musicale in scena il 3 dicembre al Teatro degli Arcimboldi di Milano.
« “The Music Critic” — spiega l’attore — è nato da un’idea di Aleksey Igudesman, violinista e compositore. È un pot-pourri frivolo di “insulti” scritti da critici che hanno giudicato la musica di compositori come Brahms, Chopin, Prokofiev, Ravel e altri, frusta e triste. In scena interpreto le recensioni più spietate, accompagnato da una partitura sonora eseguita da un gruppo di musicisti classici davvero molto dotati». Qualche esempio? Eduard Hanslick, critico musicale e musicologo austriaco, sentenziò che «Dvorák si abbandona con strana passione a una brutta musica innaturale e orribile»; per alcune recensioni le composizioni di Debussy «hanno l’attrattiva di una graziosa fanciulla con la tubercolosi»; di Beethoven la rivista musicale «Tablettes de Polymnie» scrisse «è spesso bizzarro e barocco (…). Sembra ospitare insieme sia colombe che coccodrilli».
Stroncature senza appello. «Ma anche divertenti — considera Malkovich —, scritte per la maggior parte in modo intelligente, da persone che conoscono e apprezzano la bella musica. Ce ne sono un paio piuttosto buffe, forse dal “Guardian” dell’epoca, di “Broken Chant “, bellissimo concerto per violino e oboe del compositore georgiano Kancheli. Esilarante la recensione su Chopin, principalmente una critica della sua vita personale, così come quella su Debussy lo è del suo aspetto».
Prossimamente il divo impersonerà anche un altro grande compositore. «È così — conferma ridendo Malkovich —, sarò Sergiu Celibidache, grande visionario della musica classica del secolo scorso, nel film “The Yellow Tie“. Non ho ancora la data di avvio del progetto, spero sia a breve». La musica ha sempre avuto, riflette Malkovich, «una enorme influenza su di me: Bob Dylan, Joni Mitchell, Jacques Brel, Leonard Cohen, Tom Waits; Mozart e Schumann; maestri come Morricone o Alberto Iglesias, col quale ho lavorato». Dopo Milano, il viaggio di «The Music Critic» si concluderà a Zagabria.
Malkovich potrà così dedicarsi ai suoi nuovi progetti. «In primavera sarò in Lussemburgo sul set di un film francese, “Complément cramé!“, di Gilles Legardier, con Fanny Ardant; avrò poi una piccola parte in “Ripley “, serie tv di Steve Zaillian basata sui romanzi bestseller di Patricia Highsmith: le riprese inizieranno in gennaio, a Venezia; a Riga, a maggio, comincio le prove a teatro di “Nella solitudine dei campi di cotone” di Koltès. Infine sarò Karl Lagerfeld nel film che Rupert Everett ha scritto e dirigerà, e in cui interpreta Yves Saint Laurent. Sto valutando poi altre proposte, vedremo quale si concretizzerà».
Laura Zangarini, corriere.it