Poco inglese e niente trap Ecco i brani inediti di «X Factor»

Poco inglese e niente trap Ecco i brani inediti di «X Factor»

Brillano Anastasio e i Bowland. Leo Gassmann tradizionale

C’è sempre un’atmosfera di elettrica inquietudine nel loft di X Factor quando vengono presentati gli inediti dei concorrenti.Da una parte i giornalisti. Dall’altra parte loro, i candidati alla finale, agitatissimi. Ieri sera hanno cantato tutti il proprio brano durante la diretta su Sky Uno, sul digitale terrestre ai canali 311 o 11 e anche su Now Tv. Poi, dalla mezzanotte, i titoli sono stati disponibili sulle piattaforme di streaming e download online e in rotazione su Rtl 102.5.

Lo sforzo produttivo di Sony e Sky è stato imponente grazie al coinvolgimento di grandi produttori come Don Joe e Big Fish, Fausto Cogliati e alle firme di autori consolidati come Fortunato Zampaglione, Bungaro, Alessandro Raina, Lewis Capaldi e ovviamente Manuel Agnelli, unico dei coach ad essere coinvolto sia nella produzione (Cherofobia di Martina Attili) che nella scrittura (la discreta Non ti avevo ma ti ho perso di Sherol Dos Santos). «Il nostro è l’unico X Factor che proponga canzoni inedite», spiega Nils Hartmann, direttore delle produzioni originali di Sky.

Prime impressioni?

Come confermato dalle selezioni e dalla gara, c’è una sostanziale assenza di «trap» e un utilizzo ridottissimo dell’autotune, a dimostrazione che alcuni recentissimi fenomeni musicali sono stati già superati oppure non sono ancora stati «assorbiti» dai gusti compositivi dei giovanissimi in un talent. Ridotto anche l’utilizzo dell’inglese, che veste soltanto due brani, quello dei Bowland e Like the rain (Unpredictable) di Naomi.

Al primo ascolto colpisce la vicinanza melodica tra Cherofobia di Martina Attili e Cascare nei tuoi occhi, il nuovo singolo del vincitore di Sanremo Giovani, Ultimo. Cherofobia è stato presentato già durante le audition ed è stato completamente riarrangiato ma la somiglianza nella prima parte rimane evidente al primo ascolto.

A convincere è Anastasio, quello per il quale Mara Maionchi è andata in visibilio dopo l’interpretazione di Another brick in the wall. La sua La fine del mondo ha ritmo e intensità, e intreccia il rap con una vena cantautorale sempre più marcata e decisiva. Anche Don’t stop me dei Bowland ha l’x factor grazie a un groove profondo e irresistibile e alla corretta pronuncia inglese della cantante iraniana Leila, autore del testo. Oltretutto la produzione di Pino Pischetola detto Pinaxa dà al brano una dimensione internazionale. Invece Piume, l’inedito di Leo Gassmann è piuttosto convenzionale e inferiore alle attese. Idem Like the rain di Naomi, che è più che altro un bell’esercizio di stile. E se la sarda Luna è grintosissima in Los Angeles, ma ancora da mettere a fuoco Renza Castelli è «griffata» da Bungaro e nella ballata Cielo inglese cita Chagall con riflessi maturi e convincenti.

Insomma, da oggi per questi otto inizia la seconda parte del talent. Quella del confronto con il mercato, quindi quella decisiva.

Paolo Giordano, il Giornale

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