La cantante ringrazia per l’affetto che l’ha travolta dopo l’annuncio: «Sono malata, devo fermarmi». La 35enne l’ha voluto dire personalmente perché non si è nascosta dietro giri di parole. Dalla prima operazione, per un cancro a utero e ovaie, subita a 24 anni. E poi la seconda, i messaggi di prevenzione…
I colleghi, gli amici, i fan, i conoscenti, e persino gli sconosciuti. Quando i social network funzionano, sono una grandissima forza. E la reazione all’annuncio (via Instagram) di Emma Marrone – «Sono malata, devo fermarmi» – è stata un’enorme ondata di sostegno. «Ti vogliamo bene, tigre», «Ci vuole coraggio, e tu ne hai da vendere», «Amica, testa dritta e petto in fuori», «Perché sei cosa bella e non meriti del male», le hanno scritto tutti in coro Giorgia, Alessandra Amoroso, Laura Chiatti, Fiorella Mannoia.
E poi la lettera della «maestra» Maria De Filippi, e decine di migliaia di messaggi dei suoi follower.
E davanti a tutto questo affetto non ci si può che commuovere e ringraziare. «Grazie per tutto l’amore», ha poi fatto sapere la cantante salentina, sempre via social. Solo una frase e un cuore rosso disegnato a mano. Quello che doveva dire, l’aveva già detto: «Vi prometto che tornerò più forte di prima! Ci sono troppe cose belle da vivere insieme. Adesso chiudo i conti una volta per tutte con questa storia e poi torno da voi». Emma, del resto, è una che sa usare le parole, non si è mai nascosta dietro. Non nel rispondere agli hater, agli insulti, alle dicerie del gossip, né nel raccontare le due operazioni subite da giovanissima. Per un tumore a utero e ovaie, la prima volta nel 2009, prima delle selezioni di quell’Amici che avrebbe vinto, poi nel 2013.
La cantante, da allora, del cancro ha voluto parlare pubblicamente: «Da quando sono scampata al male mi sento un po’ fortunata e un po’ missionaria nei confronti dei giovani», aveva spiegato qualche anno fa, «A loro dico: mi raccomando, non bisogna vergognarsi di andare dal medico». Al suo quinto album, Essere qui, del 2018, la 35enne ha voluto aggiungere un volume in allegato. Circa 70 pagine in cui ha fatto stampare anche la foto – inedita – dei segni lasciati sul suo ventre dal primo intervento. «È la ferita che mi ha fatto meno male, la cicatrice indica che il male è stato tolto. Il male che resta dentro, ad esempio, è quello che viene dalle parole scagliate con irruenza», il suo commento.
Emma, all’epoca della prima diagnosi, aveva 24 anni. «Il ginecologo mi ha detto: tumore, operare con la massima urgenza. La neoplasia mi aveva preso utero e ovaie. Il dolore che provavo non era legato alla notizia tragica. Per me non era il cancro il problema. Il mio dolore era dover rinunciare al sogno della musica, ai sacrifici fatti». Non l’ha fatto: i provini del programma di Maria De Filippi li ha iniziati e superati poco dopo. Nel 2013, nel bel mezzo di una carriera straordinaria, la notizia di doversi operare di nuovo. «È più facile che mi troviate in un centro medico che in una spa», la replica che mette insieme ironia e grande forza. «La seconda operazione l’ho voluta addirittura fare da sveglia con l’epidurale, volevo capire tutto in tempo reale: così ho saputo che mi stavano esportando un ovaio con la tuba. Ora sono una splendida ragazza mono ovarica».Bella, come canta nel nuovo singolo (Io sono bella), scritto per lei da Vasco Rossi e Gaetano Curreri, e «cazzutta», come le ha appena scritto l’amico ed ex Marco Bocci.
La prevenzione, la cosa più importante, Emma non ha mai smesso di ricordarlo: «Vivo sempre sotto controllo: per me gli esami non finiscono mai. Il pensiero della malattia non mi abbandona, fa parte di me. Mi mette ansia, ma mi dà la spinta necessaria per vivere tutto fino in fondo. Non è una cosa nera. Ma una presenza che mi continua a invitare a dare il giusto peso alle cose: a volte ce la faccio, altre no!». E ancora: «Più che della malattia ho sempre voluto parlare della prevenzione, il messaggio che ho voluto lanciare era quello di andare dal medico non solo quando si sta male ma sempre. Perché noi alla fine siamo delle macchine e ogni tanto abbiamo bisogno di una revisione».
Stefania Salatalamacchia, Vanity Fair.