(Aldo Grasso, salve Corriere) La stagione della tv generalista riparte dalla fiction. Assieme ai talk (che esordiscono un po’ stancamente) e all’intrattenimento, pills con settembre ritornano le «storie italiane», pills uno degli aspetti specifici della televisione in chiaro.
In testa alla classifica dei programmi più seguiti della settimana c’è così il ritorno di «Il giovane Montalbano», prequel del «Commissario Montalbano». Il successo non stupisce; stupisce invece che di un’operazione di «brand extension» così riuscita sia stata fatta solamente un’edizione, nel 2012. Il marchio «Montalbano» continua a essere incredibilmente potente. Il «Commissario» (quello interpretato da Luca Zingaretti) rappresenta una notevole risorsa per la Rai: dal 2001, è andato in onda per 150 serate, e ogni volta le repliche hanno raccolto un ampio pubblico (una media di circa 5 milione e mezzo di spettatori).
La versione «giovane», interpretata da Michele Riondino, riparte con più di 5 milioni e mezzo di spettatori, e una share del 23,5%. Nella stagione precedente, in onda fra il febbraio e il marzo del 2012, si viaggiava oltre i sette milioni di spettatori medi, e una share del 26%. Ma si sa che la televisione è rapidamente cambiata e l’ascolto frammentato.
Il segreto del successo di Montalbano consiste nella capacità di catalizzare soprattutto il pubblico femminile: nel caso di questo primo episodio della serie fra le donne lo share è salito oltre il 26% (con gli uomini al 20%). Si tratta di un pubblico piuttosto affine a quello tradizionale di Rai1, con una netta prevalenza degli adulti e degli anziani.
L’aspetto più insolito è dato però dal livello di istruzione: miglior share fra i laureati, con quasi il 30%. Se fra i compiti di un servizio pubblico in salute c’è anche la produzione di fiction popolare di buona qualità, con Montalbano (solo con Montalbano?) l’obiettivo pare raggiunto
In collaborazione con Massimo Scaglioni,
elaborazione Geca Italia su dati Auditel