(di Cesare Lanza per LaVerità) Scommettiamo che la gratitudine è il sentimento del giorno prima? Questa sulfurea battuta, attribuita spesso a Giulio Andreotti, è in realtà di Enrico De Nicola, primo presidente della Repubblica. Andreotti fu più perfido: «La riconoscenza è solo la speranza di piaceri futuri». Ma eccovi un recente episodio. Sono andato alla Versiliana per un incontro con Massimo Giletti. E sono rimasto incantato dalla disinvoltura con cui l’ex presentatore di Rai 1 riesce a stravolgere i fatti. L’ultima prodezza? Rimosso dalla Rai, si è inventato un ruolo – incredibile, inverosimile – di vittima del Sistema. Va dicendo, senza arrossire, di essere considerato «scomodo»! Mentre pochi altri virgulti hanno avuto il suo fiuto, nel seguire i venti del potere. Ed eccomi all’ingratitudine: si dice che siano beati (e io lo sono) coloro che non si aspettano mai gratitudine, perché puntualmente resterebbero delusi. Parlando dell’Arena a Domenica in, Giletti dice che l’inventore del pezzo fu Federico Moccia. Purtroppo, all’epoca, Moccia pensava al suo libro Tre metri sopra il cielo e Mara Venier voleva esonerarlo (il gruppo di noi autori si compattò per difenderlo e Mara fece un passo indietro). Fummo Marco Luci, Sergio Rubino e io a cucirgli addosso L’Arena, l’unico pezzo che Giletti, debuttante in un programma importante, fosse (e temo sia ancora) in grado di condurre. Arrivai a litigare con la mia amica Venier per assicurare un equo spazio a Massimo, all’epoca umile e servizievole. Poi, mai un grazie, mai più sentito. Salvo in una orribile telefonata tra lui e Lorenza. Lei, che l’ex dg della Rai mi fece ascoltare. Magari ne parlerò un’altra volta…