Creata da Little Marvin, Them (LORO nel titolo italiano) è una serie horror bellissima, densa di significati e citazioni e fa davvero paura. Dal 23 luglio anche in versione doppiata su Prime Video. Tutto quello che c’è da sapere per gustarla al meglio.
Di questi tempi si fa un gran parlare del mancato rinnovo di Lovecraft Country, serie che abbiamo molto amato (e che, di fatto, era conclusa). Ma ce n’è una anche migliore, sempre del genere black horror, su Prime Video, ed è la prima stagione dell’antologica in 10 episodi Them (Loro), creata da Little Marvin e disponibile dal 23 luglio anche in versione doppiata. I temi in fondo sono analoghi, anche se qua non ci sono mostri lovecraftiani, ma una capacità davvero unica di intrecciare orrore soprannaturale e reale, che è spesso anche più spaventoso perché nato dal cuore nero degli uomini. Anche se non ha niente a che fare, produttivamente, con l’opera di Jordan Peele, Them approfondisce il discorso portato avanti dai suoi film (il titolo stesso sembra rimandare a Us/Noi), in modo intelligente, elegante e coerente, con un prodotto che riesce a toccare corde intime e angoscianti, capace di farci davvero paura, a confronto con gli horror molto più innocui a cui questi anni, con rare eccezioni, ci hanno abituato (e con meno kitsch di quello profuso a piene mani da Murphy e Falchuk nell’interminabile saga di American Horror Story). Senza fare spoiler, vi riassumiamo i punti salienti di una serie che a nostro avviso merita molta più attenzione di quella che ha ricevuto finora e di cui aspettiamo con ansia le prossime stagioni su Prime Video.
La storia e l’ambientazione di Them, in breve
Siamo nel 1953. in America, alla fine della guerra di Corea. Un’ambientazione che grazie ai quadri di Norman Rockwell, alle pubblicità dei Mad Men dell’epoca, ai telefilm e al racconto dell’uomo bianco in genere, percepiamo come nostalgica, romantica e pacifica. In realtà, come vediamo in Them, per la popolazione afro-americana è tutta un’altra storia: le famigerate leggi Jim Crow, che ne limitano fortemente le libertà e in certi Stati ne autorizzano il linciaggio al minimo pretesto, verranno abolite solo nel 1964. Sta proprio in questo contrasto tra le luci, i colori pastello, le vite da poster, il patriottismo e il benessere dei bianchi che nascondono sotto il tappeto problemi e vergogne (tradimenti, omosessualità, gelosie) e l’oscurità, il dolore, l’esclusione e la violenza dell’esistenza quotidiana dei neri, l’incubo sotto il sogno americano, il cuore di Them. Dopo una terribile tragedia, la famiglia Emory – moglie, marito e due figlie, una bambina e una ragazza adolescente – nonostante sia stata sconsigliata da molti, si trasferisce in cerca di guarigione dal North Carolina a Compton, Los Angeles, all’epoca quartiere interamente abitato dai bianchi (e questa è storia). Nella bella ed enorme casa che hanno acquistato (e che l’agente immobiliare li ha convinti ad acquistare con un intento segreto), cominciano ad avere esperienze terrificanti: accolti con feroce aggressività dalle perfette famiglie bianche del vicinato, devono vedersela coi traumi del passato e con un’entità malvagia e soprannaturale che “vive” nel loro appartamento, sembra determinata a far impazzire la madre, Lucky, e a farle sacrificare quello che ama di più.
Lo stile di Them
Non si può non restare ammirati di fronte all’eleganza, alla fotografia, alla confezione di Them, ambientato in una suburbia alla Edward Mani di forbice ma debitore di tantissimi classici del cinema e della tv che Little Marvin dimostra di conoscere a memoria, da Shining – sono tutte citazioni consapevoli – ai thriller di Alfred Hitchcock, William Friedkin e Brian De Palma (con un esplicito omaggio a Carrie). Ma anche i melò di Douglas Sirk e i film di Todd Haynes. Questo non significa che Them non abbia un suo stile, ma il suo fascino per chi ama e conosce il cinema sta anche nel ritrovarvi suggestioni, immagini e inquadrature di film che abbiamo amato (noi ci abbiamo visto anche i classici horror di Wes Craven, ma non avendo parlato con Little non sappiamo se ci abbia pensato).
Gli attori di Them
Ringraziamo – era l’ora! – per il fatto che abbiano trovato finalmente piena cittadinanza nel cinema e nella televisione americana le cosiddette minoranze, perché non avremmo mai avuto altrimenti la possibilità di conoscere e vedere all’opera così tanti attori belli e bravi. Partiamo dalla famiglia protagonista di Them: Lucky, il cui nomignolo sembra una bizzarra ironia della sorte, è Deborah Ayorinde, attrice 34enne nata a Londra da genitori nigeriani, che si sono poi trasferiti in America. Se seguite le serie Marvel la ricorderete in Luke Cage, oppure nella terza stagione di True Detective. Al cinema è apparsa in Girls Trip (Il viaggio delle ragazze), ma quello di Them è il suo primo ruolo da protagonista. C’è una scena, nell’episodio 5, davvero terribile: l’attrice racconta che dopo averla girata con pochi membri della troupe. è stata subito dopo abbracciata e consolata da tutti, ed è ricorsa all’aiuto della psicologa che si trovava sul set proprio per questa occasione, continuando la terapia anche dopo il termine delle riprese: “Il tuo corpo – ha detto – non sa se dici la verità o reciti. Ogni attimo di paura, di lotta o di fuga, ogni cosa che ho immaginato potesse succedere a qualcuno, l’ho davvero sentita. Lucky mi ha richiesto un sacco di esperienze che avevo nascosto, che ero felice di lasciare sotto il tappeto. Lei ha distrutto quel tappeto!”.
Henry Emory, il padre, l’ingegnere che cerca di resistere a tutto pur di conquistarsi il posto che la sua sola competenza dovrebbe garantirgli, e che è il motore del trasferimento della famiglia a Compton, ha il volto del bravissimo Ashley Thomas, londinese doc, figlio di dominicani. L’attore è anche un musicista, noto col nome di Bashy. Lo abbiamo visto in Black Mirror, The Night of e altre serie, ma qua rivela tutta la sua bravura in una ruolo che gli ha regalato diverse scene devastanti. Le figlie sono interpretate da Melody Hurd (Gracie, la bambina), che ha debuttato nel 2019 nell’horror Trick ed è alla sua prima prova importante (letteralmente da brivido) e l’adolescente Ruby Lee, che vorrebbe essere bianca per non sentirsi diversa, è la bravissima Shahadi Wright Joseph, che in Noi di Jordan Peele era Zora Wilson e la sua controparte di sotto (l’Umbra). Pochissimi titoli anche per lei ma un’intensità e un’espressività capaci di farci credere alla sua terribile storia e a quella della sua famiglia.
E poi c’è lei, l’eroina yankee, la super razzista disposta a tutto pur di preservare il suo quartiere più bianco del bianco e che nonostante tutto il suo zelo non si renderà conto che il pericolo viene da molto più vicino. Lei è la magnifica Alison Pill, nel ruolo probabilmente migliore della sua brillante carriera, anche se abbiamo amato l’attrice canadese in tutte le sue manifestazioni, incluse le serie American Horror Story e Star Trek: Picard. Ci sono anche due attori poco conosciuti ma che hanno un ruolo fondamentale: Christopher Heyerdahl, anche lui canadese, interpreta “l’infestante” Uomo col cappello nero e il predicatore di una comunità puritana olandese nello splendido episodio ambientato nel remoto passato americano. E c’è Da Tap Dance Man, il “blackface” che agisce da infernale coscienza di Henry, interpretato da Jeremiah Birkett (Lucifer) in un vero tour de force di raggelante bravura.
Di cosa parla Them
Il tema principale è ovviamente il razzismo, o meglio ancora: la disamina di una società come quella americana, nata dalla discriminazione e dalla persecuzione dell’”Uomo Nero”, il diverso, la bestia da cacciare, torturare e uccidere in nome di una pretesa superiorità coloniale dell’uomo bianco. Tutto questo Them lo fa senza prediche e semplificazioni e con tutta la crudeltà che una storia di sofferenza e oppressione merita. Little Marvin ha detto in merito all’idea iniziale: “Ho iniziato a scriverlo qualche anno fa, durante un’estate quando ogni singola mattina al mio risveglio, dopo aver acceso il telefono e guardato le news e i social, mi sembrava di non vedere altro che scene, riprese coi cellulari, in cui persone di colore venivano terrorizzate in qualche modo”.
Una colonna sonora stre-pi-to-sa
Infine, ma ci sarebbe ancora molto da dire di questa serie ricchissima e stratificata, Them ha una colonna sonora incredibile, in cui le canzoni sdolcinate e romantiche degli anni Cinquanta e Sessanta e la black music del periodo (e oltre), in quello che appare come un vero e proprio American Songbook, vengono usate dacontrappunto ironico o drammatico (chi conosce l’inglese noterà che i testi rispecchiano spesso quello che succede nelle scene relative). Se dopo averlo visto vi resterà la curiosità di ascoltarle, noi le abbiamo cercate per voi:
- Episodio 1:
Over the Rainbow, Patty Labelle & The Bluebelles (titoli di testa, 1966); Walk on By, Isaac Hayes (1969); On a Bycicle Built for Two, Dinah Shore (1941); Get Happy, Judy Garland (1950); People Make The World Go Round, Michael Jackson (1972); Hearts of Stone, The Fontane Sisters (1955); Civilization (Bongo, Bongo, Bongo), Danny Kaye and the Andrew Sisters, (1947, la versione italiana l’ha cantata Alberto Sordi ne Il marito); Hold Me Forever, Ervin Litkei; (Oh No! Not) The Beast Day, Marsha Hunt (1973); Old Black Joe, Jerry Lee Lewis (1970); It’s a Woman’s World, The Four Aces (1954); Jailhouse Rock, Elvis Presley (1957); Slow Down, Baby, Bob Gaddy (1973); Home, Diana Ross (1975).
- Episodio 2
Ready Or Not Here I Come (Can’t Hide from Love), The Delfonics, (1968); Our Love (Will See Us Through), Nina Simone (1964).
- Episodio 3
Let’s Go Sunning, Jack Shaindlin (1954); Les Fleurs, Minnie Riperton (1969); Oh Yes Baby I Love You So, Ervin Likei; Dem N—– Ain’t Playin’, The Watts Prophets (1967).
- Episodio 4
Zip-A-Dee-Doo-Dah, Darlene Love (1963); Make Yourself Comfortable, Sarah Vaughan (1954).
- Episodio 5
Valse de l’Empereur, Paul Bonneau
Episodio 6
Pretend, Nat King Cole (1952); The Payback, James Brown (1973); Where Is The Love, Roberta Flack & Johnny Hathaway (1972).
- Episodio 7
Steam Heat, Carol Haney (1954) Sh-Boom (Life Could Be A Dream), The Chords (1954).
- Episodio 8
Three Voices, Morton Feldman (1982); I Only Have Eyes For You, The Flamingos (1959); That Sunday, That Summer, Nat King Cole (1963).
- Episodio 9
He’s Got The Whole World In This Hands, Odetta (1957).
- Episodio 10
Lo schiaccianoci, Op. 71, Act 2: No. 14 Pas de deux, Pyotr Ilyich Tchaikovsky, Dream A Little Dream Of Me, Mamas & Papas (1968), Let’s All Go to the Lobby (jingle pubblicitario), 1957; Who Will Survive America, Amiri Baraka (1972); To Be Young, Gifted, and Black, Nina Simone (1970).
Se siamo riusciti a farvi venire voglia di vedere Them (avvertenza: non è una visione facile), lo trovate in streaming su Prime Video, dal 23 luglio anche in versione doppiata.
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