La Contea del Nevada chiude il caso per mancanza di prove. L’episodio si riferiva al 2009, con la denuncia della pr Kathryn Mayorga. CR7 aveva sempre ammesso il rapporto consensuale ma negato la violenza.
Cadute le accuse di stupro. Per mancanza di prove. L’uomo che ha salvato Cristiano Ronaldo si chiama Steve Wolson, è il Procuratore della Contea di Clark in Nevada. Stava indagando sulla presunta aggressione sessuale di Cristiano Ronaldo alla pr Kathryn Mayorga. I fatti risalgono a dieci anni fa, era il 2009. La ragazza aveva raccontato l’episodio, avvenuto in un hotel di Las Vegas ai tempi in cui CR7 si stava trasferendo dal Manchester United al Real Madrid. Kathryn lo scorso ottobre si era decisa a denunciare la vicenda dopo dieci anni ispirata dal movimento #Metoo.
E dopo le rivelazioni fatte a «Der Spiegel» il caso era riesploso ed erano partite le indagini. La polizia di Las Vegas aveva chiesto un campione di DNA al giocatore tramite le autorità italiane.
Cristiano aveva ammesso il rapporto consensuale. La perizia – fatta da Kathryn la mattina dopo l’incontro – aveva accertato l’atto sessuale. All’epoca dei fatti il fuoriclasse oggi in forza alla Juventus aveva pagato 375.000 dollari come parte di un accordo extra giudiziario che vietava alla donna di parlare dell’accaduto. Un accordo che secondo la difesa di CR7 non è mai stato una confessione di consapevolezza. Il caso però era diventato di dominio pubblico sollevando un vero e proprio polverone mediatico, che si era autoalimentato attraverso il gossip, i rumors, le speculazioni e le supposizioni.
Cristiano aveva sempre negato lo stupro. «Nego fermamente. Lo stupro è un crimine abominevole, contrario a tutto ciò in cui credo». In suo soccorso – con modalità non proprio eleganti – era arrivata anche la madre, la signora Maria Dolores Aveiro. «Quando è andata lì, lei non voleva giocare a carte» – era sbottata la signora parlando con il «Correio de Manha» – «Se sali in camera d’albergo, vuoi fare qualcosa. Io conosco bene mio figlio, non farebbe mai una cosa del genere».
La vita del fuoriclasse portoghese era finita sotto la lente di ingrandimento. L’avvocato dell’accusa si era spinto oltre, svelando che altre tre donne sarebbero state pronte a denunciare CR7. Nulla però era stato comprovato da documenti ufficiali. Si tornò a parlare di una ragazza inglese che aveva denunciato un’aggressione sessuale nel 2005. A quel tempo Cristiano venne immediatamente interrogato per nove ore dal Crown Prosecution Service e il caso venne archiviato.
Oggi la nota ufficiale diffusa dall’ufficio del «Clark County District Attorney» ha dato ragione a Ronaldo. Il fuoriclasse che in questo giorni ha cominciato la preparazione estiva con la Juventus ed è in tournée in Asia non verrà incriminato. «Nessuna accusa può essere contestata al calciatore», hanno spiegato gli inquirenti. «Sulla base della revisione delle informazioni presentate, le accuse di abuso sessuale contro Cristiano Ronaldo non possono essere dimostrate oltre ogni ragionevole dubbio». Per CR7 l’incubo è finito.
Furio Zara, Vanity Fair