C’è la piattaforma di streaming, insieme alla casa di produzione britannica Aardman, dietro il progetto di un sequel per Galline in fuga. Il primo capitolo uscì per la prima volta il 23 giugno 2000 e resta la pellicola girata con la tecnica d’animazione in stop motion che ha incassato di più nella storia del cinema.
Esattamente 20 anni fa, il 23 giugno 2000, usciva nelle sale americane “Galline in fuga“, destinato a diventare il film d’animazione girato in stop motion con il più alto incasso nella storia del cinema. In occasione dell’anniversario, arriva un annuncio che farà la gioia dei fan. Netflix ha annunciato un seguito:
“A 20 anni esatti dal giorno in cui è uscito l’originale, possiamo confermare che ci sarà un sequel di Galline in fuga in arrivo su Netflix!!”, si legge sui social britannici del colosso dello streaming.
Dunque, c’è la piattaforma dietro il progetto di “Galline in fuga 2″, con la parte fondamentale della produzione che resta in mano ad Aardman Animation, lo studio britannico che ha portato lo stop motion alla massima popolarità (anche con “Wallace & Gromit“, “Giù per il tubo” e “Shaun, vita da pecora“). Alla regia troveremo Sam Fell, mentre Peter Lord, Carla Shelley e Karey Kirkpatrick sono i produttori esecutivi. Queste le prime dichiarazioni di Lord al festival di Annecy: “Siamo lieti di annunciare, nel 20° anniversario, che abbiamo trovato la storia perfetta. Sentiamo che Netflix sia il partner creativo ideale per questo progetto: mettono al primo posto i film-makers, il che significa che possiamo realizzare il film che vogliamo realizzare, quello a cui teniamo davvero”.
Il film originale si ambienta in una fattoria nella campagna inglese e vede al centro della vicenda Gaia, una gallina che cerca in tutti i modi di evadere per salvarsi dalla macellazione, insieme alle sue compagne di pollaio e al gallo Rocky Bulboa (doppiato da Mel Gibson in originale e da Christian De Sica nella versione italiana). La stop-motion, detta anche passo uno, consiste nel costruire personaggi di plastilina e fotografarli per poi animarli montano i fotogrammi in sequenza: è una tecnica moto antica, risalente almeno all’800, diametralmente opposta all’animazione in computer graphics che utilizza al contrario una tecnologia digitale avanzata.
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