Termina definitivamente l’avventura di Agon Channel: ceduta la numerazione sul telecomando. Accordo da 10,4 mln. Fine Living verso il trasloco dal 49
Dopo oltre un anno di apparizioni e sparizioni, televendite e repliche, si chiude definitivamente l’avventura di Agon Channel, il canale con sede in Albania lanciato a fine 2014 da Francesco Becchetti. L’imprenditore ha infatti venduto la numerazione 33 del telecomando al gruppo americano Scripps, sbarcato in Italia a marzo di due anni fa con il canale Fine Living.
La cifra della transazione è di tutto rispetto: 10,4 milioni di euro, evidentemente l’offerta più alta fra quelle dei concorrenti che nei mesi scorsi hanno sondato Becchetti per il tramite dello studio legale Amiconi.
Una mossa di Scripps Networks International si attendeva da tempo nel panorama televisivo italiano e negli ambienti si è spesso parlato di un raddoppio della sua presenza nella Penisola con l’apertura di un secondo canale. Ipotesi non del tutto scartabile, ma secondo indiscrezioni Scripps vuole veder crescere Fine Living prima di lanciarsi in una nuova avventura e per questo motivo il 33 sarebbe destinato proprio a questo canale, mentre la lcn 49 potrebbe essere parcheggiata e successivamente venduta a un altro gruppo straniero che vorrebbe entrare in Italia.
Nell’operazione del 33 c’è comunque qualche incognita. La prima è una grana davanti alla quale potrebbe trovarsi Scripps: dover sborsare 1 milione di euro a favore della famiglia Sciscione (proprietaria tra l’altro di Gold tv) che aveva avuto la gestione del 33 a novembre dello scorso anno per 40 mila euro al mese più i costi della banda trasmissiva. In sostanza gli Sciscione, una volta spenta Agon, avevano firmato con Alphabet un contratto triennale, ma Becchetti (che non era d’accordo con la decisione dell’amministratore di Alphabet, poi rimosso) aveva deciso di recedere dopo appena un mese, in anticipo rispetto ai tempi minimi previsti per il recesso. Gli Sciscione hanno così intentato una causa, ancora in corso, per avere il milione di penale stabilito nel contratto.
C’è poi da considerare il grande lavoro che dovrà essere fatto per far riacquistare l’abitudine dei telespettatori a visitare questa numerazione del telecomando. Perché è vero che il 33 è facile da ricordare ed è in una posizione più bassa rispetto al 49, ma è anche vero che i contenuti ospitati nel tempo non sono mai stati in grado di attrarre il grande pubblico e che da almeno un anno a questa parte è stato svuotato da qualsiasi palinsesto degno di questo nome.
In verità è stata tutta la storia del 33 a essere un po’ sfortunata: prima dell’arrivo di Becchetti, il 33 (canale Abc), attraverso il consorzio Alphabet era controllato dalla società Interattiva andata in fallimento e con i dirigenti arrestati. Poi è stata la volta dell’imprenditore romano che aveva acquisito la maggioranza di Alphabet attraverso il concordato fallimentare di Interattiva, ma a sua volta da giugno dello scorso anno ha dovuto affrontare problemi con la giustizia albanese: mandato di arresto per evasione fiscale, falso in documentazione, appropriazione indebita, poi il blocco di conti correnti e beni e quindi di qualsiasi attività trasmissiva. Solo l’epilogo, comunque, di una storia piena di defezioni di personaggi famosi assoldati per una talevisione che avrebbe dovuto scardinare il modello tradizionale di fare tv, con bassi costi di produzione in Albania e trasmissione in Italia.
di Andrea Secchi, Italia Oggi