La trapper, classe 1998, oggi non fantastica più la vita di qualcun altro. E qui ci racconta perché, e perché ha voluto che il suo nuovo singolo fosse parte di un progetto più ampio contro la violenza sulle donne. Il video con le storie di Greta, Melissa e Stefania in anteprima per Vanity Fair
Chadia Rodriguez è un’istintiva ma quando parla dosa bene le parole. Ventidue anni, nata ad Almería da genitori marocchini, si è trasferita con la famiglia a Torino quando era piccola. Pensava di trovare la sua strada nel calcio femminile, ma un infortunio le ha fatto cambiare traiettoria. Da un paio d’anni si è guadagnata la definizione di «prima trapper italiana di successo», merito di alcuni brani, tutti record, contenuti nel suo primo album: Avere vent’anni. Lo scorso 8 marzo sui suoi canali, da oltre un milione di follower, ha pubblicato un video che raccoglie i commenti peggiori che le sono stati rivolti sui social.
E ora Chadia vuole legare il nuovo singolo a un progetto più ampio. Bella così, in cui canta con Federica Carta, disponibile dal 22 maggio, è un inno contro la violenza sulle donne, il cyberbullismo e il body shaming. In un sola parola, Chadia canta contro i pregiudizi. Non solo nei suoi confronti. In tre video, che qui vi mostriamo in anteprima, la cantante ha raccolto la storia di tre donne: Greta, Melissa e Stefania, ognuna diversa dall’altra ma accomunate dall’essere state tutte vittime di violenza fisica o psicologica. «Bella così è una rivincita, un inno per tutte quelle persone che finora non hanno avuto voce», racconta dalla sua casa milanese dove ha trascorso il lockdown, e da cui ora fa un po’ fatica a uscire: «Sono ancora in quarantena», spiega, «Ho un po’ ansia a riprendere la vita di prima».
Come ha trascorso gli ultimi mesi?
«Oltre a fare musica, ho scoperto di essere una fanatica delle pulizie. Ho trascorso giornate a spolverare, a mettere ordine e a finire di arredare casa. Vivo qui da aprile 2019 e finora non mi ero mai fermata».
In Bella così canta: «Piacere mi chiamo Chadia/sono sempre stata una tipa strana/sono cresciuta sola in mezzo alla strada/senza fare la ladra né la puttana/ ho fatto una corazza, un’armatura che mi protegge dalla gente».
«Ne ho passate tante prima di diventare un’artista, e ora posso sembrare una che si fa scivolare le cose addosso. Ma non sono una macchina, mi sono costruita una corazza ma sotto sto male anch’io».
Che spiegazione si è data agli hater che popolano i social e non solo?
«Mi sono chiesta spesso che tipo di appagamento si possa avere nell’offendere un’altra persona. Il mio mental coach sostiene che diciamo agli altri quello che vorremmo dire a noi stessi. Ossia che giudichiamo qualcuno quando non siamo in grado di giudicare noi stessi».
Qual è l’insulto che più le fa male?
«Non ce n’è uno in particolare ma fa male quando si parla basandosi solo su etichette e non sul valore delle persone. Il mondo è bello perché è varietà, contaminazione».
Crede che nel suo mondo, quello della trap, le discriminazioni siano maggiori in quanto popolato soprattutto da uomini?
«Non ho mai sentito questo peso perché dentro sono un maschiaccio. Non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno».
In Bella così ha voluto al suo fianco un’altra ragazza: Federica Carta.
«Il calcio mi ha insegnato che non si può vincere senza squadra».
Gioca ancora?
«No, praticamente mai. Ma in futuro mi piacerebbe organizzare una partitella con i fan».
È nata in Spagna, è cresciuta a Torino, oggi vive a Milano. Dov’è «casa»?
«Casa per me è la musica, sul palco è l’unico posto dove mi sento a mio agio con me stessa. Certo, casa è anche la mia famiglia, e i miei due gatti».
Quando ha capito di essere Bella così?
«Da piccola fantasticavo sull’avere la vita di qualcun altro, sull’avere una vita più facile. Sognavo che i miei genitori non avessero difficoltà, che sarei andata all’università, che avrei avuto infinite possibilità. Oggi so che tutto quello che ho fatto mi è servito per arrivare fin qui. Chissenefrega, mi piaccio, e sto bene così».
VanityFair