Non voglio cambiare pianeta è il titolo del docutrip in 15+1 (16 in tutto) puntate realizzato da Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti che andrà online dal 24 aprile 2020 su RaiPlay. 40 giorni di pedalata da Santiago del Cile a Buenos Aires, con una telecamerina attaccata al manubrio e uno zaino con il minimo necessario. Il titolo è un omaggio al verso del poeta cileno Pablo Neruda, tratto dalla poesia Il Pigro: “”È un pianeta spettacolare il nostro e non va cambiato, sta a noi cambiare per poterlo vivere senza problemi”.
Non voglio cambiare pianeta è il titolo del docutrip in 15+1 (16 in tutto) puntate realizzato da Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti che andrà online dal 24 aprile 2020 su RaiPlay. 40 giorni di pedalata da Santiago del Cile a Buenos Aires, attraverso deserti, coste oceaniche, parchi nazionali, le Ande, le pampas,i villaggi sperduti e la grande città. Il cantautore amante di Cortona, dove può vivere ben isolato, su un colle a circa 600 metri d’altezza, aveva nel suo dna la capacità di potersi estraniare dal mondo per vivere quello interiore con maggiore intensità.
Una capacità di analisi dei suoni, di odori e immagini che va di pari passo con il desiderio di staccare la spina, diversamente da come cantava in una sua hit del 1994, e tornare con la convinzione di poter ristabilire una connessione, cosa che poi non è successa a causa dell’emergenza Covid-19 che aveva, in sua assenza, travolto l’Italia intera in lockdown:
“Ero partito per prendere le distanze da tutti. Sono tornato che dovevo stare distante dagli altri per legge. Rispetto a gennaio e a febbraio il mondo è stravolto, è cambiato. Sono passati solo 4000 km, ma sembra tutta un’altra storia. Ecco perché ho voluto condividere ora con il pubblico questa esperienza: perché è un vero trip, un viaggio con il corpo ma anche con la testa. “Non voglio cambiare pianeta” spero possa diventare una pedalata di evasione, un tempo di sogno in questo tempo sospeso, uno sguardo verso il futuro, un abbraccio collettivo, a chi amiamo e al nostro pianeta.”
“Non voglio cambiare pianeta” un omaggio a Primo Levi e Jorge Luis Borges, a Mariangela Gualtieri ed Erri De Luca, a Jorge Carrera Andrade e Antonio Machad, o per chiudere con Luis Sepúlveda, ma è soprattutto un verso del poeta cileno Pablo Neruda, tratto dalla poesia Il Pigro, che recita:
Seguiteranno a viaggiare
tra gli astri oggetti metallici
con dentro uomini stanchi,
violenteranno la luna
aprendovi farmacie.
E’ il tempo dell’uva piena
e il vino comincia a vivere
tra le montagne e il mare.
In Cile ballano le ciliege,
cantano le ragazze brune,
l’acqua nelle chitarre luccica.
Il sole bacia ogni porta
e col grano fa miracoli.
Il primo vino è rosato,
dolce come un bimbo tenero;
il secondo vino è robusto
come voce di marinaio;
e il terzo vino è un topazio,
un papavero e un incendio.
La mia casa ha mare e terra,
la mia donna ha grandi occhi
color nocciola selvatica,
quando si fa notte il mare
si veste di bianco e di verde,
e la luna tra le schiume
sogna come una sposa marina.
Non voglio cambiare pianeta.
Jovanotti spiega così la scelta di questo specifico verso e l’associazione al suo viaggio interiore, che può diventare un viaggio nell’immaginazione per tutti: “È un pianeta spettacolare il nostro. È bello, è tragico, è magico, è diverso, è vecchio e appena nato sorprendente, imprevedibile. Mi piace, lui non va cambiato. Sta a noi cambiare, senza retorica e senza ideologia, per poterlo vivere senza essere noi il problema. Non voglio cambiare pianeta, perché ci sto bene. Perché è la nostra casa, e mai come in questo momento che siamo costretti a vivere nelle nostre case, stiamo prendendo consapevolezza del valore della cura, del benessere, della qualità della vita”. A voce alta, senza giudizi e pregiudizi, con la curiosità verso l’altro e verso l’altrove. Rivolgendosi al suo pubblico attraverso una telecamera che pesa come mezza mela e sta attaccata al manubrio, inseparabile testimone di tutto il trip. “Senza regole, senza troppi pensieri. Lasciando spazio agli errori, alle imperfezioni, all’energia del momento. La musica e la bicicletta sono così simili: più ci sei dentro e più ti vedi da fuori, più ti concentri e più la testa prende direzioni inattese”.
Eleonora D’Amore, Fanpage.it