BUGO: «FANTASTICARE NON FA COSÌ MALE»

BUGO: «FANTASTICARE NON FA COSÌ MALE»

È da poco uscito, solo in vinile, Nessuna scala da salire, il nuovo album di Bugo (disponibile dal 22 in tutti gli altri formati). A Vanityfair.it il cantautore si racconta. Tra sogni, donne e musica

BugoCristian Bugatti, in arte Bugo, torna con il nuovo album Nessuna scala da salire, a cinque anni dall’ultimo disco (nel 2015 è uscito solo un EP, il cui titolo è lo stesso di una delle dodici tracce contenute nell’album, Arrivano i nostri).
In formato vinile, il disco è uscito il 15 aprile, in occasione del Record Store Day: dal 22 saranno disponibili anche tutte le altre versioni. Anche se si definisce di un’altra generazione, Bugo dice «che quella del vinile non è una scelta di nicchia: lo abbiamo fatto anche per sorridere, per provare un po’ quello che succede».
In Vado ma non so canta «Non è importante dire dove vai… è una vita che io fuggo via»: qual è la sua direzione adesso?
«Non serve avere una direzione: io sono uno che ha degli obiettivi nella vita, ma quando lavoro mi affido all’estro. Ho sempre bisogno di sorprendermi: se da Milano parto per andare a Roma so che vado a Roma. Se da Milano parto e basta, a volte questo atteggiamento mi serve per non adagiarmi su certe… certezze, scusa il gioco di parole».
Prima C’è Crisi, ora Me La Godo: nelle sue canzoni si avverte un ottimistico miglioramento, non è così?
«Io sono sempre stato un tipo molto propositivo e in C’è Crisi il ritornello finiva con un “fa niente”. Però all’epoca la crisi vera non c’era ancora, anche se a livello emotivo era già nell’aria. Viviamo un’epoca un po’ confusa però non mi va di parlare sempre e solo della confusione, sennò non ne usciamo più. È un po’ strafottente e irriverente, ma alla fine io faccio rock, non sono mica un pacifista: devo cercare di dire la mia e nella mia arroganza di musicista proporre delle cose un po’ forti».
Che cosa c’è dietro alla scelta del titolo dell’album, dietro l’immagine di Nessuna scala da salire
«A casa, quando pulisco, non ho bisogno della scala: ho tutto a portata di mano e l’idea mi è venuta così. Il verso “nessuna scala da salire” mi dà l’idea di una persona che non ha paura, o almeno prova a non averla; di qualcuno che non ha barriere, non ha porte da aprire. Si riallaccia anche a Vado ma non so: alcune tematiche nel disco si ripetono, ma non è un concept-album, non voglio fare concept album».
Bugo che musica ascolta?
«Sono un ascoltatore abbastanza vario, ho i miei eroi presenti e passati, prendo, rimescolo. Ho la mentalità blues, quella di dire che la musica non è mia, è nell’aria, quindi posso anche prendere il pezzo di un altro e farlo mio: la mania del plagio è legata solo a un discorso di diritti editoriali, nel blues non c’è questa roba. Vero è che i tributi bisogna farli con passione i tributi: io li faccio con passione e sono anche espliciti, non ho problemi a citare i miei eroi, le cose le dico senza fronzoli».
Come mai la scelta di inserire tre brani strumentali nell’album?
«Mi sembrava che ultimamente nella musica rock mancasse un disco con delle tracce strumentali, che era una delle cose che si faceva maggiormente negli anni ’80. Non è stata una scelta anni ’80, ma mi sono detto perché no?. Per me hanno la stessa importanza degli altri: non mi va di mettere riempitivi nel disco».
Nell’album ci sono canzoni d’amore: Sei la donna è una dichiarazione d’amore che fa(rebbe) sospirare molte, mentre la donna raccontata in Tu sconosciuta sembra se la tiri un po’ troppo…
«Ma è bella così, dai! La canzone è nata da un episodio che capita a tanti uomini per strada: vedi una donna o una ragazza talmente bella che vai a parlarci un po’, anche per scherzo con gli amici e lei non ti risponde neanche… È giusto così, però, perché è talmente superiore che è giusto che non risponda».
«Fantasticare non fa così male»: sicuro?
«Sicurissimo! Tutti fantastichiamo e sognare ci fa bene. Come artista mi piace infondere, instillare dei sogni nella gente: forse è lo scopo di tutta la musica».

Vanity Fair

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