(Mariano Sabatini, health Tiscali) Siamo di fronte a una mutazione antropologica? I social network sostituiscono la televisione – senza prescindere dall’interscambio con essa – nella capacità di dettare l’agenda dei dibattiti che campeggiano su giornali, cialis sale tg e web; e nel suscitare polemiche più o meno importanti o significative per la socialità.
A margine della vicenda Paola Saluzzi, che si è vista sospesa dalla conduzione di SkyTg24 per i pensieri rivolti al pilota Alonso su Twitter. Il blog Carotelevip.net ha fatto notare che se la conduttrice fosse tornata in onda non si sarebbe trattato di censura. Bensì di una opzione prevista dal contratto. Ma non è questo il punto: si tratta di censura, dettata da interessi economici, tanto più brutale perché caduta come mannaia tra due contendenti nella zona extraterritoriale di un social network.
Se di libera espressione di critica e d’insulto si è trattato, e si è trattato di questo, sarebbero bastate le norme vigenti che prevedono la querela per diffamazione a regolare lo scambio. Dopodiché, Saluzzi è tornata in onda e se la vedrà con la sua coscienza.
Altri due personaggi, variamente famosi, sono inciampati nei loro pensieri, espressi stavolta su Facebook. Il primo è il cantante che si mette “in ginocchio da te”, Gianni Morandi, colpevole di aver espresso la sua opinione sui migranti che muoiono a centinaia nei nostri mari. Il conduttore del Festival di Sanremo e di tanti show popolari ha scelto di scrivere anziché parlare e mostrarsi, per ricordare ai suoi seguaci che anche noi siamo stati migranti, in Sudamerica, negli States, in Canada… perciò è stato sommerso d’insulti da parte dei tanti intolleranti e scellerati che trovano nell’odio la sola ragione di esistenza. Sono gli stessi che in queste ore, dopo la morte di Elio Toaff, hanno imbrattato le mura della città di indegne contumelie contro il rabbino. Per dire che l’intolleranza e il razzismo prendono nuove vie pur di avere il solito deprecabile sfogo.
Da ultimo, il look maker Diego Dalla Palma, anche lui conduttore di rubriche televisive, ha fatto una sorta di coming out riguardo al suo desiderio di stabile per tempo come e quando lasciare la vita terrena. E la sortita s’inserisce nel mai troppo indagato rapporto degli italiani con il “fine vita”, che richiederebbe una legislazione ad hoc. Fraintendimenti e insulti anche per lui.
Ma al netto delle polemiche più o meno anonime fa piacere constatare il potere invincibile della parola scritta. Con conseguenze che i teledivi, nella loro brama di appropriazione della forza propulsiva dei social network, sembrano impreparati a gestire.