Due serie, una in arrivo su Netflix, l’altra in produzione per Hbo, che hanno al centro la capigliatura bellissima ma piena di sfide delle donne afroamericane. E c’è anche un corto da Oscar
“Toccò i capelli di Ifemelu. – Perché non metti il lisciante?I miei capelli mi piacciono come Dio li ha fatti.
Ma come li pettini? Duri da pettinare, ribatté Aisha.
Ifemelu si era portata dietro il pettine. Si pettinò delicatamente i capelli, densi, morbidi e attorcigliati, finché non le incorniciarono la testa a mo’ di auereola – Non sono difficili da pettinare se li idrati bene”.
Inizia nel salone di Mariama Acconciature Africane il romanzo della scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie, Americanah, storia (in buona parte autobiografica) di una giovane donna che dopo aver lasciato la Nigeria, studiato e essersi affermata negli Stati Uniti, decide di tornare nel suo Paese. Questo romanzo, definito uno dei migliori dieci libri dal New York Times nel 2013, anno di pubblicazione, diventerà presto una serie tv con il premio Oscar Lupita Nyong’o e Danai Gurira, già insieme lance sguainate in Black Panther. Una storia che mette in primo piano la voce delle donne africane, il loro rapporto con la terra d’origine, con il Paese che le ha accolte, le difficoltà, i sogni e l’amore che deve fare i conti con un intero oceano da attraversare. Parla di tutto questo e molto ancora la storia che la miniserie Hbo Max ha in serbo per noi ma che parte da quel salone dove Ifemelu, la protagonista che avrà il volto di Lupita, va per farsi fare le treccine.
Perché i capelli sono un tratto fondamentale della cultura africana e afroamericana e la loro forza, la cura che ci si mette nel pettinarli possono diventare una straordinaria metafora per le tante sfide e battaglie che i protagonisti e soprattutto le protagoniste della diaspora africana si sono trovate, e ancora si trovano, ad affrontare. È tutta incentrata sui capelli anche la nuova serie Netflix che racconta la storia, vera, di Madam C.J. Walker, prima donna libera della sua famiglia, nata in una piantagione di cotone in Louisiana e diventata milionaria grazie alla sua formula di bellezza. Il suo vero nome era Sarah Breedlove Walker e nella serie Self Made: la vita di Madam C.J. Walker ha il volto del premio Oscar Octavia Spencer (The Help, Il diritto di contare, La forma dell’acqua).
Nella miniserie (4 puntate) si racconta come Sarah fin da giovanissima lavora nei campi, pulisce la casa, fa la babysitter, lava i panni, i capelli sempre stretti in fasce finché, un po’ per la stanchezza, un po’ per la mancanza di cura, cominciano a cadere. Poi l’incontro con una lozione capillare che permette alla sua cute di guarire cambia totalmente il modo di vedere il mondo per Sarah, prima diventa una sorta di ambasciatrice della cura dei propri capelli nel mondo delle donne afroamericane, poi decide di mettersi in proprio e realizzare una nuova ricetta per conto suo. Ma più che la ricetta segreta il vero asso nella manica di Madam C.J. Walker è il suo approccio: “Ci umiliano, ci chiamano brutte, ci fanno sentire brutte – dice Octavia Spencer nella serie – capelli fantastici creano fantastiche opportunità”. È l’american dream né più né meno e rivolto a coloro, donne e nere, che il sogno americano lo hanno visto solo da lontano. Una storia di empowerment femminile, come si dice in America, che non può che essere d’esempio, il racconto di un’ambizione smisurata che ha portato Madam C.J. Walker a essere la prima milionaria d’America “self made”.
Che i capelli siano ancora oggi una questione centrale per la comunità afroamericana lo dimostra il cortometraggio che ha vinto quest’anno l’Oscar. Si intitola Hair Love e ha per protagonista una bambina dalla meravigliosa e indomabile capigliatura che mette a dura prova la pazienza del papà, ma la loro storia tenera ha anche molto altro da raccontare. Una storia che ancora una volta ha che fare con i capelli.
Repubblica.it