La soap, partita originariamente con la prima serata e poi trasformata in un appuntamento quotidiano, viene chiusa nonostante un aumento di 6 punti percentuali negli ultimi mesi. E il pubblico protesta
La crescita c’è stata, ed è innegabile. Partita il 10 settembre scorso con un poco entusiasmante 11.43% di share, Il Paradiso delle Signore Daily si è pian piano ritagliato un posto all’interno dell’affollatissimo pomeriggio televisivo, cementando l’affetto del suo pubblico. Nella giornata del 19 marzo la soap, infatti, ha toccato il 16.5% e 1.831.000 spettatori, un nuovo record stagionale probabilmente legato anche all’assenza del consueto appuntamento con Detto Fatto, che «rosicchia» gran parte delle telespettatrici della medesima fascia oraria.
Con o senza Detto Fatto, comunque, la serie prodotta da Rai Fiction e Aurora Tv ha guadagnato in sei mesi oltre 6 punti di share, diventando uno dei programmi più visti del daytime della Rai. Eppure, anche per via dei costi di produzione che non giustificherebbero i risultati ottenuti a detta dei dirigenti, si è deciso di chiudere. Dopo nove mesi di lavorazione e un’attenta ricostruzione dell’Italia degli anni Sessanta, il 15 marzo è stato l’ultimo giorno di registrazione dagli studi Videa. Continuerà ad andare in onda su Raiuno fino a metà maggio, poi più nulla. I due teatri di oltre 3000 e 2000 metri quadri saranno svuotati. Così come saranno congedate le circa 300 persone tra autori, registi, tecnici e attori impegnate ogni giorno per realizzare 180 puntate da quaranta minuti l’una.
Buona parte del pubblico protesta. Quella del pomeriggio è una delle fasce più delicate di Raiuno e il semplice fatto che lo show sia cresciuto di oltre sei punti percentuali avrebbe dovuto spingere la direzione a valutare bene il da farsi. La stessa direttrice Teresa De Santis aveva difeso la fattura del prodotto salvo poi considerare esclusivamente i risultati ottenuti che, molto spesso, non sono stati all’altezza dello Zero e Lode condotto da Alessandro Greco fino all’anno prima nella stessa collocazione. Show partito anch’esso in sordina, ma che col tempo si era ritagliato uno zoccolo duro con dei costi di produzione decisamente inferiori di quelli del Paradiso. Il produttore di Aurora Tv Giannandrea Pecorelli si congeda con l’amaro in bocca, proprio come ci si aspetterebbe: «La chiusura, oltre a togliere il lavoro a centinaia di persone che si erano dedicate con passione a a questa produzione unica in Italia, che prevedeva la realizzazione ogni giorno di puntate di 40 minuti, provoca un grave danno economico in quanto vengono perse le spese sostenute per avviare importanti strutture produttive». Eppure sembra ormai troppo tardi per ripensarci.
Mario Manca, Vanity Fair