Momento nero per Ben Affleck, Matt Damon e Johnny Depp. Così le vicende personali stanno condizionando le loro carriere
A sostegno delle tesi che descrivono il divo Ben Affleck travolto da uno dei più oscuri momenti di crisi della sua vita professionale, circola da un po’ sul web un video che insiste sul primo piano dell’artista, pensoso ai limiti delle lacrime, con le mani intrecciate e l’aria sofferente, durante un’intervista per il lancio del suo ultimo film La legge della notte . A rendere l’effetto più incisivo il brano di Simon & Garfunkel The Sound of Silence , ma soprattutto quell’inquadratura impietosa che, a poco a poco, ingrandisce lo sguardo di Affleck.
Per la Warner, che lo ha prodotto, La legge della notte è stato un flop, si parla di una perdita pari a 75 milioni di dollari, ma per il regista e protagonista il danno è molto più grande, perché si aggiunge a una lunga serie nera, iniziata con la separazione da Jennifer Garner e culminata con l’annuncio in cui Affleck ha fatto sapere al mondo di essersi sottoposto a un trattamento per la disintossicazione dall’alcol.
Ad aggravare il tutto la querelle che, da qualche tempo, angustia i fan dell’Uomo-pipistrello dopo che l’attore ha dichiarato che non sarà regista di The Batman: «Interpretare questo ruolo necessita passione e concentrazione, è impossibile fare entrambi i lavori mantenendo il livello qualitativo necessario». Un colpo basso, che ha scatenato la ridda di voci sui successori, da Ridley Scott e Matt Reeves, e che non ha per nulla giovato all’aura di una star giudicata colpevole di un forfait tanto clamoroso.
Come Affleck, in una strana coincidenza di tempi e di eventi, c’è Matt Damon, sulla graticola per l’esito della Grande muraglia, il kolossal cino-americano che doveva rafforzare il matrimonio Pechino-Hollywood e che, al momento, si sta rivelando solo un pericoloso boomerang per il regista Zhang Yimou. Di quest’ultimo, maestro sublime del cinema orientale dai tempi di Lanterne rosse, si dice che avrebbe ceduto talento in cambio di vil denaro, firmando un’avventura fracassona che non ha convinto i critici Usa. I tempi in cui i due si rivelarono, giovani, belli e impegnati fianco a fianco nel film Oscar Good Will Hunting-Genio Ribelle, sembrano lontani anni luce.
Per Affleck e Damon (i detrattori dicono che fa soldi solo quando recita nel ruolo muscolare di Jason Bourne) è arrivato il momento della polvere che spesso, nel mondo dello spettacolo, segue la fase dell’altare. Così, per tirarsi su e credere in future scommesse, potrebbero osservare il destino dei colleghi Brad Pitt e Johnny Depp.
Mal comune è sempre mezzo gaudio. Dopo il divorzio da Angelina Jolie, che ha tentato di farlo passare per padre violento e disattento, Pitt è stato ri-accolto a braccia aperte dalla comunità del cinema americano, da cui invece, l’ex-compagna, ormai lanciata in veste di messaggera pacifista e femminista sul fronte della politica internazionale, ha preso le distanze. Sorte simile anche per Johnny Depp, accusato di ogni nefandezza dalla ex moglie Amber Heard, difeso a spada tratta da Vanessa Paradis e dalla figlia Lily Rose, che ora spera nella riabilitazione grazie all’uscita imminente (fine maggio) del quinto capitolo della saga dei Pirati dei Caraibi.
Per ogni stella, dopo l’oscurità, torna la luce. Bastava guardare Mel Gibson in piena rinascita, sul red carpet degli ultimi Oscar, candidato per La battaglia di Hacksaw Ridge e ora indicato come possibile autore del sequel di Suicide Squad. A Hollywood, è chiaro, si vive sempre due volte.
La Stampa