Ci sono stati gli exploit con Paola Cortellesi, il film di Guido Chiesa ‘Ti presento Sofia’ e ora arrivano i nuovi titoli ‘Copperman’ con Luca Argentero e la commedia di Alessandro Genovesi ’10 giorni senza mamma’. Tutte storie italiane che hanno per protagonisti i bambini e (anche) a loro si rivolgono
Gli americani hanno una parola: “family”. In Italia si può dire “film per famiglie”, ma certo suona meno bene. Eppure da poco più di un anno il cinema italiano sta cercando di riconquistarsi uno spazio che tradizionalmente è stato occupato dal cinema americano con l’animazione, con i film sui supereroi ma anche con le commedie: i film per tutta la famiglia. A partire da Un gatto in tangenziale, biglietto d’oro del cinema italiano del 2018 fino alla Befana della Cortellesi passando per Fabio De Luigi di Ti presento Sofia e molti altri titoli (più o meno riusciti) i registi italiani, ma soprattutto i produttori e i distributori, hanno capito che esiste un mercato che può essere sfruttato. “Io ho iniziato a scrivere un anno fa – spiega Alessandro Genovesi, che porta in sala il 7 febbraio 10 giorni senza mamma con Fabio De Luigi e Valentina Lodovini – quando è stato chiaro che anche i nostri film con ambizione commerciale possono trovare il loro pubblico. Andare al cinema sta diventando un evento, i film si vedono solo nei weekend in determinati periodi dell’anno perché l’offerta a casa è ricca e quindi nel momento in cui vai al cinema vuoi trovare una storia che funzioni per i piccoli ma anche per i grandi. La difficoltà e la sfida sta lì, nel trovare il modo di parlare a tutti”. “In questo sono bravi gli americani – dice Genovesi che con sua figlia Caterina di dieci anni ha visto molta produzione “made in Usa” per bambini degli ultimi anni – loro sono capaci di storie pazzesche che in modo intelligente abbracciano un pubblico vasto. È stata proprio mia figlia a dirmi ‘I tuoi film sono molto divertenti ma dovresti farli anche adatti ai bambini'”. Così è nato 10 giorni senza mamma, storia di una famiglia in cui una mamma sempre presente, che ha rinunciato alla carriera per crescere i tre figli (Valentina Lodovini), decide di partire per dieci giorni lasciando i bambini con un papà fino ad allora praticamente assente (Fabio De Luigi), obbligato a fare il “mammo” a tempo pieno. “Per una volta ho voluto provare a girare un film come lo girerebbe un bambino, con quella libertà che è propria dell’infanzia – dice Genovesi che ha girato il film quasi tutto con la camera a mano – Con i bambini protagonisti del set è come entrare in una scuola materna, hai due possibilità o fai il vigile o stai con loro e ti metti a giocare. Anche Fabio, che ha due bambini di quell’età, ha trovato il suo modo per relazionarsi ai giovani protagonisti anche perché bisogna trovare un linguaggio diverso per ogni età”.”C’è il luogo comune che i ragazzi non vadano al cinema – dice Guido Chiesa, che ha firmato Ti presento Sofia – ma invece non è vero per niente, soltanto i ragazzi non vanno a vedere il cinema italiano. Negli ultimi tempi anche nel nostro cinema si sta alzando l’attenzione verso questo tipo di pubblico che era stato un po’ dimenticato. E se con gli americani non possiamo competere per animazione e fantasy possiamo farlo almeno con la commedia. È una possibilità interessante e un vuoto che andava colmato, anche considerando che oggi come oggi la vita di un film e il suo incasso non si misurano più solo sull’uscita in sala, ma su tutto l’arco di sfruttamento, che certo inizia al cinema ma poi prosegue prima sulla paytv e quindi su quella generalista. Pensa a un film come Belli di papà che è andato bene in sala ma poi ha anche avuto una vita enorme sulle tv ed è già passato due volte su Canale 5 in prima serata e poi tornato su Sky in programmazione. I film “family” hanno il pregio di essere pensati per un pubblico molto largo quindi le tv li vogliono per programmarli in prima serata”. Gli fa eco Alessandro Genovesi : “Il peggior Natale della mia vita ha fatto dei numeri pazzeschi su Canale 5 questo Natale quindi chi produce è interessato anche al passaggio tv. D’altronde la sfida di questo tipo di film è fare un discorso che possa interessare a tutta la famiglia, affrontare dinamiche che possono capire anche i bambini ma anche temi che possono interessare i grandi. Le gag sono elementari ma l’attenzione grande è stata evitare scene già viste mille volte come i problemi con le lavatrici e la bimba che fa la pipì in faccia al padre”. Sul fronte della scrittura Chiesa dice: “La concezione dell’autore, così come è stato teorizzato dalla Nouvelle Vague con completa libertà, è estremamente rischiosa perché non hai sempre Fellini. Io sono convinto che più un regista e uno sceneggiatore ha paletti più cresce la qualità del lavoro. Non invoco certo la censura. Nessuno mi ha imposto di non mettere parolacce o nudo però ci siamo interrogati come genitori se era utile veramente. Le scorciatoie comiche non servono, piuttosto occorre chiedersi che pubblico hai di fronte per tentare di catturarlo e far passare un certo messaggio non con degli slogan ma coinvolgendolo dal punto di vista emotivo”.
Chiara Ugolini, La Repubblica