L’artista tedesco è stato stroncato a 78 anni da una polmonite. Il suo stile aveva fortemente caratterizzato il suond di una delle band più influenti della scena krautrock teutonica dei primi anni 70
Jaki Liebezeit, storico batterista dei Can, è morto il 22 gennaio per le conseguenze di una polmonite fulminante. Aveva 78 anni. L’annuncio è stato dalla band sulla sua pagina Facebook.
Liebezeit era uno dei musicisti più amati e influenti della scena del cosiddetto ‘krautrock’ tedesco. Nei primi anni Sessanta aveva iniziato la sua carriera nei circuiti free jazz. Poi, nel 1968, si era unito a Michael Karoli, Holger Czukay e Irmin Schmidt per dare vita ai Can. La band divenne in breve uno dei più influenti progetti della scena tedesca proponendo una musica coraggiosa e innovativa, che prendeva spunto da compositori contemporanei, da Frank Zappa, dai Velvet Underground e che cercava incastri con il minimalismo, il rock a bassa fedeltà, la psichedelia e addirittura con certi codici di musica etnica. La musica dei Can è stata fonte di ispirazione per tantissimi artisti degli anni Settanta e Ottanta, tra cui David Bowie, Joy Division, Stone Roses, Happy Mondays o Talking Heads.
In questa miscela così composita e unica per l’epoca, il drumming di Liebezeit rappresentava un elemento fondamentale: il suo stile, fortemente caratterizzante, era molto ammirato dai suoi compagni, che lo consideravno un vero metronomo, un batterista talmente preciso da essere definito ‘metà uomo e metà macchina’. Aveva suonato in tutti e 12 gli album dei Can (compresi i celeberrimi Tago mago del 1971 e Ege bamyasi del 1972) e in seguito aveva dato vita a collaborazioni prestigiose, partecipando tra l’altro alla realizzazione di album come Before and after science di Brian Eno e Ultra dei Depeche Mode.
Liebezeit è stato anche membro di Drums Off Chaos, Club Off Chaos e Cyclopean. Nel prossimo aprile avrebbe dovuto prendere parte a un progetto (The Can project, per l’appunto) ideato per celebrare i 50 anni dei Can insieme a Irmin Schmidt, all’altro ex Can Malcolm Mooney e a Thurston Moore.
La Repubblica