Enrico Brignano risponde all’accusa di aver picchiato sul set Anna Mazzamauro: “Da giorni sto vivendo in un incubo, perché il mio nome è stato tirato fuori dal web, è una fake news. Ho subito attacchi mediatici, insulti, insinuazioni odiose, così come mia moglie e mia figlia di 9 mesi”.
Nei giorni scorsi in un’intervista rilasciata al Messaggero l’attrice ha rivelato di essere stata aggredita durante le riprese del film Poveri ma ricchi di Fausto Brizzi, uscito nel 2016, al punto da subire la lacerazione del menisco dell’orecchio, senza tuttavia dare alcuna indicazione sull’autore della violenza. Il nome del presunto responsabile è poi balzato fuori dai social network. Così Brignano è diventato bersaglio di insulti e minacce.
“La Mazzamauro non ha mai fatto nomi – ha detto Brignano al Fatto Quotidiano -. Fino a ieri ho pensato di mantenere la calma, perché non c’è nulla da smentire e per proteggere una donna anziana quanto mia madre. Ma ora sono costretto a far vedere il filmato che dimostra che questa signora sta mentendo”.
Il Fatto Quotidiano ha visionato in esclusiva un video della scena durante la quale Anna Mazzamauro sarebbe stata aggredita. Il video, mostrato dall’attore dal suo cellulare come prova, dura 25 secondi e l’audio non è ottimale. Il filmato è stato registrato da un telefonino che riprende un iPad dove viene trasmessa la sequenza incriminata. Si tratta di immagini – spiega ancora il Fatto – fornite dalla produzione del film, la società Wildside, che tuttavia non ha rilasciato la liberatoria per la sua diffusione del filmato per timore di manipolazioni.
“Ce l’ho con tutti – aggiunge Brignano -, forse anche la produzione già alle prese con le accuse contro Brizzi avrebbe dovuto gestire meglio questa situazione. E solo da quattro giorni sta tentando di contattare la Mazzamauro. Non c’è stata nessuna violenza, nessun referto medico, degenza, denuncia ai carabinieri che dimostri questa violenza. Mancano le prove. Una donna senza timpano può continuare a girare un film? Il giorno dopo è tornata sul set. Questo sistema si chiama inquisizione e sta avvenendo in un Paese schizofrenico, dove non si capisce più cosa sia vero e cosa verosimile. Qui si vuole solo la condanna, il sangue”.
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