Il riposizionamento di Rete 4, iniziato in primavera con il fermo delle macchine per alcuni format e poi illustrato in estate alla presentazione dei palinsesti Mediaset, sembra essere riuscito. E i dati autunnali di ascolto fanno sorridere il direttore Sebastiano Lombardi, che ormai ha trovato uno scheletro di palinsesto con tante certezze. Rete 4 è stabilmente sopra La7 in prima serata, con un 5,1% medio di share (La7 è al 4,8%) e una crescita di 0,5 punti rispetto agli ascolti dell’autunno 2018. E questi per Rete 4 sono i dati di audience migliori in prima serata dal 2014. Lombardi ha dovuto fare a meno di Roberto Giacobbo (i suoi documentari, infatti, sono passati a Italia Uno), e ha dato nuovo spolvero alla rete usando praticamente gli stessi ingredienti del passato, come Paolo Del Debbio o Mario Giordano, ma mischiandoli in maniera diversa. L’impalcatura del canale per la prima serata (sabato e domenica film, lunedì talk, martedì soap, mercoledì e giovedì talk, venerdì la cronaca nera di Quarto Grado) resterà più o meno identica fino alla prossima estate. Con la novità di Piero Chiambretti, che, come spiega il direttore Lombardi, «da fine novembre, con CR4, torna in prime time al mercoledì».
Domanda. Perché in primavera avevate sospeso i programmi di Paolo Del Debbio, Mario Giordano e Maurizio Belpietro?
Risposta. C’era stato un logoramento dei format. Serviva un periodo di interruzione. Eravamo in affanno ideativo, non potevamo costantemente modificare i format mentre eravamo in onda. Era necessario fermarsi, ripensare il prodotto. Il mondo di Videonews aveva troppe cose in onda.
D. Facevate una tv troppo urlata, troppo populista?
R. C’è stato un riposizionamento di Rete 4, una rimodulazione della polifonia per avere una credibilità sufficiente. Siamo riusciti a mantenere il pubblico tradizionale, e a portare su Rete 4 quel target di profilo più alto che prima ci mancava. Rispetto all’autunno 2018, su questo target, per esempio, la striscia Stasera Italia (con Barbara Palombelli, ndr) ha 0,9 punti di share in più, Quarta Repubblica (con Nicola Porro, ndr) 1,6 punti in più, Diritto e rovescio (con Paolo Del Debbio, ndr) 2,2 punti e anche Quarto Grado (con Gianluigi Nuzzi, ndr) 0,3 punti.
D. Comunque un riposizionamento con gli stessi protagonisti di prima…
R. È vero, i protagonisti sono gli stessi. Però abbiamo ripensato il nostro approccio alla politica: prima, in sostanza, l’atteggiamento era quello di puntare il dito, un populismo classico abbinato alla nostra componente di faziosità. Questa cosa, a dire il vero, ha ispirato pure altri programmi su altre reti, come quelli di Formigli e Floris, che si sono avvicinati a questo approccio linguistico, ovviamente su posizioni diverse. Tuttavia, a un certo punto, la macchina del puntare sempre il dito inizia a girare a vuoto. È necessario un passaggio, una maturazione. Non basta solo fare l’elenco di cosa non va. Ci vuole anche un confronto dialettico. Quindi, siamo passati oltre, con una maturazione importante come editore.
D. E in che senso siete diventati più credibili?
R. Il nostro baricentro è Barbara Palombelli, in onda con Stasera Italia in access prime time, con toni pacati, con un confronto sempre nel merito, una lettura equidistante. È una striscia importantissima, al 5,7% di share medio, che poi apre la strada ai nostri palinsesti del prime time.
D. Proviamo a convincere i lettori della bontà dei vostri talk…
R. Al lunedì c’è Porro, con Quarta repubblica: liberale, liberista, le ultime puntate sono oltre il 6% di share, e ha vinto sette volte su sette con Presa Diretta su Rai Tre. Porro ha un approccio analitico, non butta in onda delle facce, ma esponenti titolati a parlare dei temi trattati. Al mercoledì ecco Mario Giordano con Fuori dal coro: ha un 5,7% medio di share, e propone un punto di vista totalmente personale, tagliato su di lui, dichiaratamente schierato. È una voce politica magari sgradevole, stridente, con cui però confrontarsi.
D. E al giovedì il programma che sta dando più soddisfazioni, Diritto e Rovescio con Paolo Del Debbio….
R. Il suo programma è salito tra il 6 e il 7% nelle ultime puntate e ha vinto quattro volte su cinque con Piazza Pulita di Corrado Formigli su La7. Del Debbio ha strumenti raffinati, ha frequentato le migliori scuole e i peggiori bar, è capace di mediare tra i due linguaggi, non parla di politica in quanto tale, ma di società, con un confronto diretto tra politici e persone, categorie. Porta sullo stesso livello i due piani della raffinata analisi e della tv popolare. E pure Quarto Grado con Nuzzi, al venerdì, sta evolvendo: ci sono sempre i fatti di cronaca nera, ma pure i casi di confine, tipo lo stalking, temi sociali e famigliari, una lettura del lato oscuro.
D. Novità in arrivo?
R. A fine novembre al mercoledì in prima serata arriva Piero Chiambretti con CR4, al posto di Giordano che però non chiuderà, ma sarà spostato da qualche altra parte. Chiambretti farà una notevolissima prima serata, un po’ alla Canale 5 sia per spazi scenici, sia per intensità spettacolare.
D. Freedom-Oltre il confine di Roberto Giacobbo, nella scorsa stagione, ha avuto ascolti così importanti su Rete 4 da essere stato promosso su Italia Uno. Una grave perdita per il suo palinsesto. Intende sostituirlo?
R. Mi spiace non avere più uno spazio di quel genere. Ma Giacobbo è insostituibile: Giacobbo, Piero Angela, Alberto Angela, Mario Tozzi sono divulgatori eccezionali. Dovrò aspettare che ne nascano altri.
D. Al martedì in prima serata su Rete 4 c’è la soap, per non tradire la tradizione…
R. Certo, non può mancare. Però sono contento che la soap non sia più il baricentro. Il vero baricentro di Rete 4 sono le nostre autoproduzioni.
D. Meno film, serie tv e soap, e più programmi autoprodotti: questa svolta ha comportato anche un aumento dei costi?
R. Indubbiamente. Ma Publitalia, in estate, ha accettato la sfida. E di recente i vertici della concessionaria pubblicitaria mi hanno detto che ormai la nuova Rete 4 è stata capita: viene venduto il canale in quanto tale, il suo posizionamento e i suoi programmi.
D. La competizione di Rete 4 è sempre con La7?
R. La7 per me era e resta un benchmark, per capire se Rete 4 stava percorrendo la strada giusta. Però il posizionamento socio-culturale di La7 e Rete 4 è sempre stato diverso, e sapevo benissimo che noi non saremmo andati a mangiare nel loro piatto. Infatti noi andiamo bene e pure loro continuano ad andare bene. Io dovevo parlare al pubblico di Mediaset.
D. Sono rientrati Del Debbio e Giordano. A quando il rientro di Maurizio Belpietro?
R. Non ci sono progetti con lui. Ma solo perché è massacrato di lavoro, dirige due testate, LaVerità e Panorama, e fa il direttore per davvero. Lui è il più forte opinionista di centro-destra insieme con Alessandro Sallusti.
D. Mi interessa una sua riflessione sul lavoro fatto da Carlo Freccero su Rai Due: tanti esperimenti, ma si fatica a trovarne uno riuscito…
R. Freccero è stato un genio ed è un genio. Nella tv commerciale il genio sta nel metodo, nella costanza del dato. Ma per Freccero il genio può ancora stare nel coraggio. Su Rai Due ha fatto una operazione di recupero della nobiltà del passato, con tanti speciali creati col materiale d’archivio, e poi ha dovuto riposizionare Rai Due verso un telespettatore di età più giovane. Ma all’interno dell’universo del pubblico Rai questa non è mai una operazione facile. Certo, poteva fare il gestore, e avrebbe sicuramente portato a casa risultati sicuri. Ma non è nella sua natura, lui rischia, e non vi è dubbio che Rai Due sia una rete di Freccero. Maledetti amici miei, ad esempio, è una operazione rischiosissima, è tv teatro, poteva anche crollare all’1% di share. Ci vuole un grande coraggio per farla. E a un maestro come Freccero bisogna sempre concedere l’onore delle armi.
Claudio Plazzotta, ItaliaOggi