«Invecchiare di colpo. Succede. Soprattutto se un tuo film partecipa a un festival. E non vince. E invece vince un altro film, in cui la protagonista rimane incinta di una Cadillac. Invecchi di colpo. Sicuro». Questo il post di Nanni Moretti – che è molto popolare su Instagram – dello scorso 31 luglio accompagnato da una sua foto del volto con il filtro dell’invecchiamento e lo strabuzzo degli occhi. Di che film parlava il regista romano che ha partecipato al festival di Cannes senza ottenere premi con il suo Tre piani? Di Titane di Julia Ducournau che ha vinto la Palma d’oro con un presidente di giuria di peso come Spike Lee. Bene, curiosamente, è proprio questo il film che è stato scelto dai Ragazzi del Cinema America per inaugurare, oggi, l’apertura in grande stile del Cinema Troisi, storica sala romana di Trastevere chiusa da otto anni, ora completamente ristrutturata, e ospitata all’interno di uno degli edifici più importanti del razionalismo italiano, la Casa della Gioventù Italiana del Littorio, firmato da Luigi Moretti. Come sempre il destino cinico e baro si mette a giocare, anche con i cognomi.
Perché l’altro Moretti, Nanni, da decenni è anche esercente cinematografico con il suo Nuovo Sacher che dista in linea d’aria dal Troisi forse 50 metri. E qual è il film che da dopodomani troverà spazio da Moretti? Naturalmente il suo stesso e corale Tre piani con Riccardo Scamarcio, Margherita Buy e Alba Rohrwacher, mentre gli agguerriti concorrenti del Cinema Troisi, capitanati dal carismatico Valerio Carocci, rispondono, in contemporanea, con Titane da lui sbertucciato e forse neanche visto. Chissà se Moretti approfitterà della vicinanza per vedere il film con un eccezionale Vincent Lindon in anteprima italiana solo al Cinema Troisi prima di uscire con IWonder Pictures nel resto del Paese dal 29 settembre in versione originale con sottotitoli e dal 1° ottobre doppiato.
In attesa di un suo post riparatore, perché probabilmente – ma viaggiamo con l’immaginazione, eh! – a una regista al suo secondo film quel post, ancorché ironico, del collega italiano più apprezzato e influente in Francia non deve essere proprio piaciuto, possiamo intanto raccontare qualcosa di più di Titane, pellicola che ha spaccato in due la critica internazionale così come farà probabilmente con il pubblico.
Effettivamente, ridotta ai minimi termini, la storia del film vede la protagonista Alexia, interpretata da una strepitosa Agathe Rousselle, avere un rapporto sessuale con una Cadillac e rimanere incinta. Ma l’antefatto ci mostra come da piccola Alexia sia rimasta coinvolta in un incidente d’auto e sia stata salvata dai medici grazie all’inserimento nella testa di una placca di titanio – ecco il titolo del film! – all’origine della sua metamorfosi tra uomo e macchina. Da grande fa la ballerina molto hot nei saloni automobilistici e sa come tenere a bada i bollori dei fan che non esita, nel caso, a eliminare fisicamente.
Sfruttando i codici del cinema di genere, senza rinunciare a mostrare la violenza fino alle estreme conseguenze, in un misto di sequenze davvero respingenti ma che, subito dopo, diventano coinvolgenti e ultrapop, la regista ricorre dunque alla metafora per mettere in scena una storia che ci parla della nostra società liquida, anche sessualmente (Alexia sembra essere bisessuale), ma ordinata dalla tecnologia. Se però Titane si limitasse solo a questo, il suo messaggio sarebbe quasi banale. Invece, grazie all’introduzione del personaggio del forzuto comandante dei vigili del fuoco Vincent, stesso nome dell’attore Vincent Lindon, ecco che prende forma una sorta di melodramma tecno e punk, Cronenberg docet, in cui è il miracolo della vita e dell’amore ad essere protagonista: «Titane – sottolinea l’attore che è volato a Roma da Parigi con la regista per accompagnare l’uscita del film – è una grandissima storia d’amore, sulle possibilità dell’amore futuro, su due anime perse che non pensavano più di poter amare». È lui infatti a vedere suo figlio, scomparso da piccolo, in Alexia che, ricercata dalla polizia per i suoi assassinii, ora si finge uomo: «La regista ha donato al mio personaggio maschile la frase più bella del film che lui: Ci sono io, sono qui», dice l’attore francese che, per interpretare il ruolo, si è preparato quasi un anno per avere «un corpo atletico, scolpito e muscoloso, il Vincent del film ricorre agli steroidi perché così allontana l’idea della morte e dell’invecchiamento».
Pedro Armocida, ilgiornale.it