“Dopo un’ora e mezza sono andato a vedermi un film: questo la dice lunga, non crede? Non riuscivo più a vederlo perché mi faceva male. Ci sono delle regole che andavano rispettate allora e che avrebbero dovuto rispettare, o perlomeno intuire, anche oggi”, ha commentato lo storico conduttore di Giochi Senza Frontiere
I Giochi Senza Frontiere sono tornati, anche se ora si chiamano EuroGames.
Giovedì 19 settembre Canale 5 ha voluto rispolverare lo storico torneo di giochi tra Nazioni con la conduzione di Ilary Blasi e Alvin, eppure in tanti hanno (ri)evocato il nome di Ettore Andenna. D’altronde, è inevitabile: il conduttore 73enne ha condotto più di mille puntate di Giochi Senza Frontiere, fino al 1996.
“Mi avevano chiamato per chiedermi la disponibilità per una modesta presenza e per una consulenza generale”, racconta Andenna a ilfattoquotidiano.it. “Io ho dato questa disponibilità, ma poi non ho sentito più nessuno, quindi è evidente che abbiano deciso di farli a modo loro. Adesso il giudice unico supremo di questo ‘modo loro’ sarà il pubblico, che non mi sembra abbia pagato: il 16% di share per una prima puntata, con l’effetto curiosità compreso, non fa pensare a un futuro roseo”.
Ma a lei è piaciuto EuroGames?
“Non faccio commenti, perché non sarebbe corretto”.
Qualcosa dovrà pur dire.
“Dopo un’ora e mezza sono andato a vedermi un film: questo la dice lunga, non crede? Non riuscivo più a vederlo perché mi faceva male. Ci sono delle regole che andavano rispettate allora e che avrebbero dovuto rispettare, o perlomeno intuire, anche oggi. Ma non dirò quali neanche sotto tortura. Hanno voluto farseli a modo loro? E allora se li facciano a modo loro. Vede, io in vita non ho mai rifiutato – per curiosità, umiltà e rispetto – di chiedere consigli a chi ne sapeva di più di me”.
È stato un azzardo, secondo lei?
“Senz’altro. E sa perché? Perché proprio ieri la Francia ha annunciato che nel 2020 rifaranno i giochi, quelli veri, ovvero Jeux sans frontiéres”.
Pensa che Rai e Mediaset le abbiano chiuse le porte?
“Non lo so, non lo posso sapere. È una domanda che mi fanno in molti. Qualcuno mi ha detto: ‘Sei bravo e fai paura a qualche dirigente che non è così preparato’. Non lo so. Quel che è certo è che ho sempre rispettato i miei dirigenti, tant’è vero che ieri sera alle 11 ero al telefono con un signore di 88 anni, che si chiama Luciano Gigante e che è stato il padre-padrone di Giochi Senza Frontiere”.
Cosa vi siete detti, se posso chiedere?
“Anche lui, ancora lucidissimo, stava guardando il programma. E, ridacchiando, ci siamo scambiati dei commenti sui quali eravamo d’accordo persino nei particolari”.
Le è dispiaciuto?
“Hanno rifatto Portobello, con Tortora morto. Hanno rifatto Rischiatutto, con Bongiorno morto. Hanno rifatto la Corrida, con Corrado morto. E sono stati tre flop. Ora fanno un remake con uno che è vivo e vegeto, e non lo sfruttano? Ma allora sono cavoli vostri”.
di Giulio Pasqui, il fatto quotidiano