Lo ami o lo odi, lo invidi o lo detesti. Perché nel suo stile di vita da nababbo c’è una ostentazione giocosa, divertita e divertente (e per la verità anche un po’ sciocca) che fa sì che l’antipatia e l’invidia sociale facciano il giro fino a diventare giocoso spasso. In tv Vacchi è sembrato meno “vuoto” di quanto si possa immaginare guardando i suoi video virali sul web
Tutti lo volevano, ma a portarlo in uno studio televisivo c’è riuscito Nicola Porro, all’esordio di una rinnovata edizione di Matrix in coabitazione alternata con Piero Chiambretti. Gianluca Vacchi si è presentato in tv con uno smeraldo attaccato alla barba, un vezzo in pieno Vacchi Style, giusto per ricordare al pubblico di Canale5 il perché di un fenomeno social senza precedenti in Italia. È stato il protagonista indiscusso dell’estate sui social network, tra video di balletti a bordo piscina e esercizi fisici da atleta olimpionico, tra serate lussuosissime in giro per il mondo all’epilogo estivo di un malanno batterico che per poco non lo faceva morire.
Gianluca Vacchi è uno dei quei fenomeni polarizzanti: lo ami o lo odi, lo invidi o lo detesti. Perché nel suo stile di vita da nababbo c’è una ostentazione giocosa, divertita e divertente (e per la verità anche un po’ sciocca) che fa sì che l’antipatia e l’invidia sociale facciano il giro fino a diventare giocoso spasso. In tv Vacchi è sembrato meno “vuoto” di quanto si possa immaginare guardando i suoi video virali sul web. Ha una visione della vita tutta sua, fatta di disciplina e edonismo, noncurante dell’apparente contraddizione. E il suo modo di raccontare uno stile di vita che nemmeno una star hollywoodiana è sembrato genuino, onesto, forse basato su concetti e valori da Bacio Perugina, ma comunque senza troppe sovrastrutture.
Certo, c’è da mettersi d’accordo su una questione semplice ma allo stesso tempo cruciale del fenomeno Vacchi: può e deve essere considerato un modello per i giovani? Lui è il primo a negare a se stesso questo ruolo: sa che i modelli sono altri, che non tutti possono aspirare a quel tenore di vita, ma è sinceramente e genuinamente convinto di mostrarsi con onestà intellettuale, senza vergogna per i soldi che ha e soprattutto per il modo assai leggero in cui li spende.
Nicola Porro, visto che conduce un programma di seconda serata su una rete generalista come Canale5, sa che una parte del suo pubblico forse non conosce nemmeno l’imprenditore bolognese, e allora prova a introdurre il personaggio con leggerezza. Lui, il Vacchi, non si scompone mai, conferma anche in video di essere quello che abbiamo imparato a conoscere durante una lunga estate di video, balletti e bella vita. È uno strano mix tra la disciplina orientale alla Mishima e un cafonal di altissimo livello figlio dei tempi in cui viviamo, è una contraddizione gioiosa che si fa feticcio di una vita alla portata di pochissimi. Il suo corpo tatuato e fisicato è una sorta di Vitello d’oro da venerare se si vuole abbandonare il senso di colpa tipicamente cattolico oppure l’impostazione calvinista dell’etica del lavoro.
Non si sente un nullafacente, un perdigiorno, ma un imprenditore milionario (anche se sulla salute finanziaria delle sue imprese c’è più di qualche dubbio) che ha deciso di anteporre il piacere al dovere, senza però dimenticare che per vivere quella vita, per frequentare quei posti, per mantenere l’incredibile residenza bolognese dell’Eremita, servono tanti soldi e tanti soldi arrivano solo se si lavora, tra un party e l’altro.
Gianluca Vacchi non può e non deve essere un modello, anche perché è portatore di un approccio alla vita stupidotto e banale. La filosofa dell’ “enjoy”, di un perenne e inesauribile “carpe diem”, può andare bene per uno come lui, pieno di soldi, non certo per il corpaccione delle nuove generazioni. Ma a suo favore gioca un approccio simpatico e senza troppe pretese. Anche in tv ha mantenuto una leggerezza invidiabile, si è raccontato con levità. Resta un fenomeno da baraccone di superlusso, per carità, ma umanamente l’ospitata a Matrix ha fatto più che bene al personaggio Vacchi. Perché è sembrato genuino e spontaneo e per un signore con il suo tenore di vita, soprattutto in Italia, è una rarità.
Il Fatto Quotidiano