Si tratta di una rara copia della raccolta delle opere del Bardo
Una copia originale del First Folio di William Shakespeare è stata venduta all’asta da Sotheby’s a New York per 2,4 milioni di dollari (2.380.000 euro), partendo da una stima di 1,5 milioni dollari. La raccolta aggiudicata a prezzo record è uno dei circa venti esemplari ancora in mani private.
Con il termine First Folio, spesso definito il libro più importante della letteratura inglese, ci si riferisce alla prima pubblicazione delle opere di William Shakespeare, intitolata Mr. William Shakespeares Comedies, Histories, & Tragedies. Ne contiene 36 e fu realizzata dai suoi colleghi attori John Heminges e Henry Condell nel 1623, circa sette anni dopo la morte del Bardo, di cui non esistono manoscritti contemporanei.
Si ritiene che solo un terzo dei First Folio siano sopravvissuti, molti dei quali sono oggi conservati in prestigiose collezioni di tutto il mondo, tra cui la Shakespeare Folger Library di Washington, la British Library di Londra, la New York Public Library, il Victoria and Albert Museum di Londra e la Meisei University di Tokyo.
Amato e letto negli ultimi 400 anni, l’esemplare battuto all’asta da Sotheby’s rivela i dettagli di ciascuno dei suoi proprietari che hanno lasciato i loro segni sulle sue pagine. Si ritiene che quella venduta da Sotheby’s sia l’unica copia della prima raccolta delle opere teatrali di Shakespeare con una provenienza scozzese, essendo stata acquistata dall’aristocratica famiglia Gordon all’inizio del XVII secolo e poi tramandata di generazione in generazione fino al famoso allevatore di cavalli da corsa William Stuart Stirling Crawfurd (1819-1883), la cui targhetta è incollata sulle pagine del volume.
Fu poi di proprietà dello studioso e politico R. W. Seton-Watson (1879-1951). Negli anni Sessanta ha attraversato l’Atlantico per entrare nella collezione di Abel E. Berland, dirigente immobiliare di Chicago e grande bibliofilo.
Su questa copia del First Folio ci sono annotazioni manoscritte del XVII secolo, scarabocchi, macchie d’inchiostro e segni su oltre 30 pagine di almeno cinque mani diverse, per lo più della famiglia Gordon. Tre membri hanno scritto i loro nomi: John Gordon (almeno cinque volte), Joan Gordon (due volte) e Alex Gordon (una volta), una pratica comune nel corso della storia. Ci sono frammenti di preghiere, versi e persino misteriosi versi di un “John Frasere”, un discorso che chiede una forza erculea “per battere colui che si è lasciato rubare il mio amore quando stavo scivolando”.