“TRONO DI SPADE 6”, IL FINALE È DONNA: LA RISCOSSA DELLE REGINE-GUERRIERE

“TRONO DI SPADE 6”, IL FINALE È DONNA: LA RISCOSSA DELLE REGINE-GUERRIERE

di ALESSANDRA VITALI

Le vendette, le alleanze, le rivincite. Da Sansa che riconquista il Nord a Daenerys che si prepara a marciare per riprendersi il regno, le protagoniste della serie-cult conquistano un ruolo di primo piano. Per dimenticare le umiliazioni subìte dagli uomini – e diventare “cattive” come loro.

Gli uomini vincono le battaglie, le donne vincono le guerre. Hanno le armi più affilate e l’animo pronto alla lotta soprattutto quando i nemici sono i loro fantasmi. Cadono, muoiono, tornano alla vita e lo fanno da sole, senza la magìa di una dama rossa di cui gli uomini, invece, hanno sempre bisogno per tornare a respirare. Sansa Stark, Arya Stark, Daenerys Targaryen, Margaery Tyrell, Yara Greyjoy, Cersei Lannister, Brienne di Tarth, prima ancora Ygritte, Shae, Catelyn Tully. Serve e regine, ingenue, furbe, puttane, ambiziose, peccatrici. Tutte accomunate da due obiettivi: una ferita da rimarginare, una vendetta da consumare. Missioni in parte compiute in questa sesta stagione durante la quale le abbiamo viste cambiare faccia, ritrovare la dignità, liberarsi dalle catene con cui gli uomini, sempre e solo gli uomini, avrebbero voluto tenerle a bada. E rispondere in parte alle critiche di chi ha accusato la serie di misoginia, di affidare alle figure femminili ruoli puramente esornativi.

ATTENZIONE: SPOILER
Sansa era la ragazzina che ha visto morire il padre, l’assassino obbligarla a guardare la testa del genitore conficcata su una picca. Violata, incapace di ribellarsi, è passata di mano in mano. Tyrion Lannister e il folle Joffrey Baratheon, Petyr “Ditocorto” Baelish e Ramsay Bolton, il mostro, l’autore dello stupro che nella sesta puntata della quinta stagione ha animato polemiche, proteste, dibattiti sul web e non solo. Per Sansa solo umiliazioni, lacrime, sangue. Poi, finalmente, nella Battle of the bastards, la puntata che verrà ricordata come quella della battaglia più straordinaria – sostengono pubblico e critica – mai vista in una produzione tv, ha mostrato il vero volto, nascosto finora dietro all’aria indifesa: una regina spietata. Ha sorriso mentre i mastini sbranavano Ramsay Bolton (lui: “sono fidati”, lei: “sono affamati”). Ma la liberazione di Sansa non è nel pasto delle belve. Lui le dice “you can’t kill me, I’m part of you now”, lei taglia corto: “Your words will disappear, your house will disappear, your name will disappear, all memory of you will disappear”. E’ vero, lei non lo uccide. Lo cancella. Nulla resterà, neanche il ricordo, a pesare sulla memoria della guerriera dai capelli rossi.

Sansa non è più vittima. Non è neanche sorella, è un condottiero proprio come Jon Snow, il fratellastro che rimprovera per non averle chiesto consiglio prima di scendere in battaglia contro Ramsay. Lei sì che lo conosce bene, lei ha già capito che il povero Rickon, il loro fratello ostaggio del mostro, morirà: è l’unico Stark che Ramsay teme perché potrebbe davvero regnare, mentre lei è una donna e Snow un bastardo. Nella battaglia impossibile Sansa chiama in soccorso ancora Baelish e i cavalieri della Valle di Arryn. Aiuta Snow, e proprio per questo lo tradisce. Usa Ditocorto, l’uomo che la consegnò a Ramsay, e lo sfrutta per i propri fini. “No one can protect me, no one can protect anyone” dice Sansa a Jon poco prima della battaglia. Nei Sette Regni nessuno può proteggere gli altri. Bisogna proteggersi da soli.
L’ha imparato a caro prezzo anche Arya. Valorosa fin da bambina, altra tempra rispetto a Sansa, s’era persa annullando se stessa per ritrovarsi altrove, per diventare Nessuno. E mentre sul bastione di Grande Inverno sventola di nuovo il vessillo degli Stark, a Braavos Arya sente il richiamo del sangue. A nulla servono i tentativi dell’Orfana di farla fuori: sarà lei a liberarsi della sua aguzzina. Jaquen lo capirà quando ne vedrà gli occhi insanguinati sulla Torre dei volti. Arya lo liquiderà con una battuta da applauso: “Una ragazza è Arya Stark di Grande Inverno. E sto tornando a casa”. E tanti saluti. Una curiosità: Maisie Williams, l’attrice che interpreta la giovane Stark, il 13 giugno (quindi con largo anticipo rispetto alla messa in onda della puntata) ha postato la battuta, il follower Fernando Osuna l’ha rimproverata di spoilerare. La replica: “Amico, esci da Twitter”. In perfetto stile Stark.

Le femmine alfa non sono solo quelle della casata del metalupo. Anche per Daenerys è il momento della riscossa. E delle coalizioni, per riprendersi tutto. Tenera non lo è mai stata ma anche lei, nata dalla tempesta, la prima del suo nome, regina degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini e via a seguire ne ha subite di tutti i colori prima di poter riconquistare il potere e guadagnare l’ammirazione dell’orda Dotraki – rieccola nuda e illesa tra le fiamme, stuporone degli astanti. Per la resa dei conti i draghi non bastano. Stringe un’alleanza d’acciaio – è il caso di dirlo – con Yara Greyjoy delle Isole di Ferro. Così come Sansa ha voluto cancellare ogni traccia dell’uomo che l’aveva violata, Daenerys e Yara vogliono liberarsi dalle colpe dei padri. “Ci hanno lasciato un mondo peggiore di quello che avevano trovato – dice Daenerys a Yara – noi lasceremo un mondo migliore di quello che abbiamo trovato”. Due regine-guerriere che cancellano le proprie radici e gli uomini, o quasi-uomini che le affiancano: Tyrion Lannister per la Targaryen e Theon per la Geyjoy, sua sorella. Il primo considerato da tutti “mezzo-uomo”, il secondo trasformato in mezzo-uomo dall’orrido Ramsay che gli tagliò via tutto il tagliabile. Sono le due donne a condurre il gioco: si stringono le braccia in segno di accordo, flirtano anche, perché Yara non disdegna.

Restano le altre donne, in marcia sulla strada che le porterà a diventare padrone del loro destino. Ad Approdo del Re, Cersei Lannister è stufa delle imposizioni dell’Alto Passero. E tra il ricatto e la violenza “scelgo la violenza”, replica a un emissario del santone (e la Montagna ne stritola un altro). Dovrà però sottoporsi, con Loras, al giudizio dell’Alto Passero, come decretato da suo figlio Tommen. Ma a chi ha seguito con attenzione la puntata non sarà sfuggito il momento in cui Tyrion fa riferimento all’Altofuoco: i sotterranei di Approdo del Re ne sono pieni, chissà che Cersei non voglia approfittarne. Né sarà sfuggito allo spettatore il momento in cui Margaery Tyrell, che sembra ormai plagiata dalla dottrina dell’Alto Passero, consegna di nascosto alla nonna Olenna un “pizzino” con disegnata la rosa, stemma della loro casata: sa ancora da che parte stare e sta giocando la sua partita. Per scoprire chi, almeno per il momento, sarà il migliore in campo bisognerà aspettare domenica 26 quando andrà in onda il decimo episodio, The winds of winter, finale di stagione. Sessantanove minuti, il più lungo mai realizzato finora. Durante il quale si incroceranno le sorti dei protagonisti, delle protagoniste. Perché se è vero, come disse Cersei, che “nel gioco dei troni o si vince o si muore”, è vero anche quel che disse Arya: “Ogni ferita è una lezione, ogni lezione rende migliori”. E le eroine del Trono di lezioni ne hanno prese abbastanza.

Repubblica

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