Il giornalista e critico cinematografico Scott Tobias ha scritto un articolo per il Guardian sui 20 anni di Shrek, sostenendo che il film è invecchiato male ed è responsabile di una brutta formula creativa seguita successivamente da altri film d’animazione.
Si contano 20 anni tondi dall’uscita in sala di Shrek che avvenne negli USA a metà maggio del 2001, pochi giorni dopo la presentazione in concorso al Festival di Cannes nell’edizione in cui fu La stanza del figlio di Nanni Moretti a vincere la Palma d’Oro. Il film fu un enorme successo di pubblico e trovò ampi consensi anche sul fronte della critica, consolidò il lavoro della DreamWorks Animation che era qui al quinto lungometraggio e vinse l’Oscar come miglior film d’animazione, oltre ad aver ricevuto una nomination persino nella categoria miglior sceneggiatura non originale.
Diretto da Andrew Adamson e Vicky Jenson, il film sovvertiva le regole delle classiche fiabe note a tutti, prendendone in prestito i personaggi e cliché, e ne faceva un miscuglio originale tra omaggio, parodia e dissacrazione. Puntando a divertire gli adulti con infinite citazioni cinematografiche, la storia del brutto e fetido orco verde che rappresentava la nuova figura dell'(anti)eroe aveva un irresistibile potere seduttivo anche nei confronti del pubblico di bambini per la sua natura controcorrente. Le voci originali dei protagonisti appartenevano a Mike Myers (Shrek), Eddie Murphy (Ciuchino) e Cameron Diaz (Fiona). Shrek ebbe tre sequel usciti nel 2004, 2007 e 2010 ed è attualmente in lavorazione Shrek 5 che dovrebbe arrivare nei cinema tra il 2022 e il 2023. Non a tutti però è piaciuto il film, specialmente al critico cinematografico Scott Tobias che lo ha rivisto per metterlo sul banco della prova del tempo.
Shrek massacrato da un critico americano a sua volta massacrato dai fan
Il cinefilo, giornalista e critico americano Scott Tobias che vive a Chicago, ha visto nuovamente Shrek in occasione del ventennale del film e ha scritto le sue opinioni in proposito in un articolo per The Guardian. Per arrivare subito al dunque, secondo lui il film non supera la prova del tempo, “è terribile, non fa ridere, è brutto” ed è responsabile di aver ispirato “molte commedie animate al computer poco divertenti e dall’aspetto orribile che copiavano la sua formula di autoreferenzialità e malsano sentimentalismo”.
Il pezzo inizia sottolineando che Shrek ha una latrina con un water funzionante e, secondo il critico, questo “non fa parte del cinico marchio di ‘irriverenza’ del film che la latrina di un orco sia supportata da impianti idraulici moderni. E non è certamente coerente con l’igiene di una bestia paludosa che fa il bagno nel fango, si lava i denti nella melma e si vanta di cucinare un ottimo stufato di topo di erbacce”. Leggiamo insieme alcuni passaggi delle considerazioni di Tobias:
È difficile spiegare perché Shrek sia stato un fenomeno culturale di tali proporzioni, oltre al fatto che alla gente sembra che piaccia, o perché verrà celebrato in altri articoli per il 20° anniversario diversi da questo. Ma vale la pena sottolineare quanto sia complessivamente negativa la sua eredità che ha aperto le porte ad altri importanti studios per ammassare celebrità nelle sale di doppiaggio, dare loro da battute cucite su misura per metterle sulla bocca di insolenti animali in computer grafica o pseudo-umani. Peggio ancora, il film incoraggiava un atteggiamento arrogante e distruttivo nei confronti delle fiabe classiche, facendo sembrare una perdita di tempo qualsiasi serio trattamento. Quei “c’era una volta” sono stati ora resi indigesti e patetici, letteralmente carta igienica. Al loro posto, un orco flatulento doppiato da Mike Myers che usa lo stesso accento degli sketch sugli scozzesi che ha fatto al Saturday Night Live.
Il riferimimento di Tobias qui è alla prima scena del film, in cui Shrek esce da una latrina e non vediamo, ma sentiamo, che ha usato la pagina di un libro di fiabe per pulirsi il sedere. Il critico prosegue giudicando infelici le scelte del doppiaggio e della dinamica tra i personaggi della storia. roseguiamo la lettura.
Quello che resta è un film per tutte le età rozzo e immaturo nel cercare di piacere più agli adulti che ai bambini. Gli adulti possono ridacchiare consapevolmente al nome di Farquaad e ai ripetuti riferimenti alle dimensioni del suo pene, mentre ai bambini vengono lasciate le gag sulle scoregge e un gratuito svilimento di personaggi e storie senza tempo. L’anno scorso il National Film Registry ha aggiunto Shrek alla Library of Congress, che ne celebra la canonizzazione, ma è incredibile quanto sia diventato una reliquia dei primi anni, un monumento ai fenomeni del momento conservato in ambra che non ha superato la prova del tempo. Persino lo stile referenziale del film sembra decisamente lento e fuori moda accanto alle produzioni frullatrici di immagini e suoni come The Lego Movie, Spider-Man: Un nuovo universo o anche dei pesanti disneyani pesanti come Ralph Spaccatutto e il suo sequel.
Dopo la pubblicazione dell’articolo sono arrivati immediatamente su Twitter i commenti dei fan di Shrek. Nonostante ci sia qualcuno d’accordo nel rinetere la saga dell’orco verde la peggiore della DreamWorks, la maggior parte di chi si è fatto sentire ha scritto messaggi come quelli che seguono:
- Hai insultato Shrek, ok. Allora, come è cambiata la tua vita? Hai preso il colpevole? Hai ottenuto il lavoro? La tua casa è più grande?
- La parte che preferisco che della recensione di Shrek del Guardian è che punta dritto al concetto di impianto idraulico non realistico, in una storia in cui un asino parlante ha dei bambini con un drago con l’ombretto.
- L’umanoide senza gioia che ha scritto questo aveva circa 30 anni quando uscì Shrek, quindi l’immagine di lui che si arrabbia per due decenni sulla duratura popolarità di un film d’animazione per bambini basato sulle fiabe è estremamente divertente.
- “È piaciuto a tutti. Ma, naturalmente, hanno sbagliato tutti e solo io posso vedere il loro torto”
- Potrei scrivere un articolo migliore di questo in mezz’ora. Infatti, ecco il sottotitolo: Shrek ha mostrato a una generazione che le principesse possono salvarsi da sole, che l’immagine del proprio corpo è meno importante della personalità ed è stato il perfetto antidoto alle stucchevoli fiabe della Disney.
- Mi sento così stupido! Non avevo notato la latrina con lo scarico!!! Un’inaccuratezza che rovina un quasi serio documentario su amore e amicizia. Questa lacuna di plausibilità condanna Shrek alla perdita di un importante messaggio.
- È un modo scadente di criticare l’animazione. Possiamo ammirare il progresso fatto dalla computer animation, ma senza denigrare gli artisti e i tecnici che hanno fatto del loro meglio con la tecnologia disponibile al momento.
- Ma è Lord Farquaad ad aver scritto questo articolo?
- Che squallida e sciocca opinione.
- Il critico burbero non riesce a capire le battute sulle scoregge della classe operaia.
- Chi ha scritto questo è geloso di non potersi svegliare al mattino con la canzone All Star degli Smash Mouth come colonna sonora della sua giornata.
rollingstone.it