Anche se arriva con meno hype di «Mary Poppins» e «Dumbo», «Aladdin» è il film Disney che aspettavamo da tempo, e che supera ogni più rosea aspettativa (o sarebbe meglio dire “blu”?). Ecco che cosa ci è piaciuto di più
Non arriva accompagnato dall’attesa – quella che i moderni chiamano “hype” – che c’è stata per il remake di Mary Poppins o più di recente per il live-action di Dumbo. Eppure Aladdin, in sala dal 22 maggio, è il film Disney che aspettavamo da tempo, e che supera ogni più rosea aspettativa (o sarebbe meglio dire “blu”?).
Il film, diretto dal regista inglese da Guy Ritchie (Snatch, Sherlock Holmes), è naturalmente ispirato all’omonimo cartone uscito nel 1992, e tratto a sua volta dal racconto più famoso de Le Mille e una notte, ossia la Aladino e la lampada meravigliosa.
Nei panni del ragazzo orientale il cui volto animato era ispirato all’attore Tom Cruise c’è oggi «in carne e ossa» il giovane canadese Mena Massoud: 27 anni, nato in Egitto e cresciuto in Ontario, lo abbiamo già intravisto qua e là in alcune serie tv, tra cui quella di Amazon Jack Ryan, con John Krasinski. E il suo sorriso non passa inosservato.
La bella Jasmine, invece, la principessa per cui Aladdin perde la testa, è Naomi Scott, attrice londinese di origini indiane che rivedremo anche a novembre tra le nuove Charlie’s Angels.
La novità più importante, tuttavia, riguarda il Genio blu: è infatti Will Smith, il mitico Will Il Principe di Bel Air, a farsi gigante e fumoso per entrare e uscire dalla lampada e interpretare il genio leggendario della fiaba.
Certo, è probabile che nella versione originale qualcuno rimpiangerà Robin Williams, colui il quale prestava la voce al genio nel cartone; ma la perfetta sinergia di irriverenza, magia e simpatia che incarna per due ore Will Smith è tale da contrastare ogni sintomo di nostalgia.
In Italia, il Genio era interpretato da Gigi Proietti, e la bella notizia per i fan italiani è che Proietti, inconfondibile, ritorna, anche se per doppiare il papà di Jasmine, il Sultano di Agrabah, e non più il Genio (per ovvie ragioni anagrafiche).
Passato e presente s’incontrano e arricchiscono, dunque, e infatti l’elemento più (con)vincente di Aladdin è proprio riuscire a catturare sia le nuove generazioni (con colori, musiche ed effetti speciali); sia quelli che l’infanzia l’hanno vissuta nel 1992, e che ritroveranno qui molti degli elementi cari. La scena del Ti fidi di me? (che qualche anno dopo James Cameron replicò in Titanic); il tappeto volante, gli animali e le stesse canzoni, come la famosa (e struggente) Il Mondo è mio, che nessuno in questi anni può avere dimenticato.
Perché è chiaro: per piacere e avere successo, un live-action deve avere più di un legame con il suo originale e, soprattutto, deve lasciare allo spettatore in testa almeno un motivetto da continuare a cantare fuori dalla sala.
In Aladdin, si tratta appunto della canzone-simbolo Il mondo è mio, intonata dalla principessa Jasmine e interpretata nella versione italiana da Naomi Riveccio, la 26enne campana arrivata seconda all’ultima edizione di X Factor 12.
Detto questo non pensiate che, tra film e cartone, in Aladdin resti praticamente tutto uguale: le sorprese ci saranno e saranno diverse, e tutte speciali. Per esempio vi suggeriamo di tenere d’occhio la new entry Dalia, la nuova migliore amica di Jasmine, che per arguzia e simpatia non sarà da meno rispetto all’irresistibile Genio blu.
E, soprattutto, viva Jasmine! Una eroina bella, determinata, intelligente, forte, che sogna la rivoluzione, ma senza cadere nel cliché dell’antipatica ribelle. Nessuno può metterla in un angolo, nessuno può dirle «stai zitta». Ma la sua ambizione non è fittizia come quella della bambina che in Dumbo sognava Marie Curie. Anche perché lo abbiamo già detto, vero, che questo è il migliore film della Disney uscito finora?
Raffaella Serini, Vanity Fair