Diletta Leotta, giovedì 21 febbraio, è stata ascoltata in procura a Roma come parte lesa nelle indagini a carico di un minorenne e di chi comprò e rubò le sue immagini private nel 2016. I magistrati hanno aperto un fascicolo per ricettazione a carico di chi pubblicò delle immagini private della conduttrice tv siciliana trafugate dal suo cellulare. Si trattava di file che lei conservava nel suo account Google Drive e che avevano esclusiva finalità privata (la giornalista spiegò di averle inviate al suo compagno).
Il presunto hacker, un minorenne, è indagato a Milano. Inoltre l’inchiesta sulla ricettazione è a carico anche di alcune testate online che comprarono e diffusero le immagini contenute nello smartphone della giornalista. L’ufficio stampa di Diletta Leotta chiarì quanto accaduto tramite un comunicato:
“Quello che è successo è estremamente grave. Il telefono portatile di Diletta Leotta è stato hackerato e alcune sue foto privatissime di alcuni anni fa. In realtà insieme ad evidenti fotomontaggi, in queste ore sono distribuite in rete da moltissime persone. Diletta ha subito una gravissima violazione della privacy, è molto amareggiata ma nello stesso tempo indignata e pronta a gestire questa vicenda. Il suo pensiero è rivolto a ragazze più giovani, magari meno solide. Cercando di condividere la sua esperienza sul fatto che chiunque distribuisce con leggerezza una foto privata magari di un amico, di una fidanzata o di una ex. Senza chiedere il suo consenso commette un reato”.
Pochi mesi dopo la giornalista catanese tornò a parlare dell’accaduto: “Rifarei quelle foto e soprattutto farei più attenzione alle password dei miei account. Sicuramente non è stato un momento bello. Il fatto di essere un personaggio pubblico mi ha dato la forza di reagire con grinta e positività. Se questa reazione forte fosse stata imitata anche solo da una ragazza con una storia simile sarebbe un successo”.
In procura Diletta Leotta ha ricostruito la vicenda al pm Villani che sta approfondendo le singole posizioni dei singoli responsabili delle testate. Alcuni di loro sono iscritti tra gli indagati ma le posizioni sarebbero diverse, da un punto di vista indiziario, tra gli uni e gli altri, dunque ancora bisognose di essere chiarite.
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