Il tenore divenne l’ambasciatore della canzone napoletana nel mondo
Un’esperienza a metà tra la storia e le canzoni. Un percorso di analisi della partitura, delle parole, della musica e dei suoi protagonisti che vede insieme all’attore, cantante e studioso Mauro Gioia, gli arrangiamenti di Gigi De Rienzo, al pianoforte Giuseppe Burgarella e il visual è di Giovanni Ambrosio. E all’Auditorium, domani 21 gennaio, si parte da un focus su Napoli e la sua produzione. Tra materiali d’archivio, incisioni rare che tornano in vita grazie all’ascolto dal vivo di 78 giri storici e brani iconici interpretati proprio da Mauro Gioia e ospiti tutto incentrato su Enrico Caruso. Tutto quello che si conosce o ancor meglio tutto ciò che non si conosce del grande artista partenopeo a cento anni dalla sua morte avvenuta il 2 agosto del 1921 a soli 48 anni.
Un’esperienza a metà tra la storia e le canzoni. Un percorso di analisi della partitura, delle parole, della musica e dei suoi protagonisti che vede insieme all’attore, cantante e studioso Mauro Gioia, gli arrangiamenti di Gigi De Rienzo, al pianoforte Giuseppe Burgarella e il visual è di Giovanni Ambrosio. E all’Auditorium, domani 21 gennaio, si parte da un focus su Napoli e la sua produzione. Tra materiali d’archivio, incisioni rare che tornano in vita grazie all’ascolto dal vivo di 78 giri storici e brani iconici interpretati proprio da Mauro Gioia e ospiti tutto incentrato su Enrico Caruso. Tutto quello che si conosce o ancor meglio tutto ciò che non si conosce del grande artista partenopeo a cento anni dalla sua morte avvenuta il 2 agosto del 1921 a soli 48 anni.ContrastoEnrico Caruso , leggenda di una voce by Giacomo Gentilomo
L’ attore Marco Goia racconterà l’ambasciatore della grande melodia italiana, che lui definisce ” la prima pop star della storia”. La narrazione passa dagli amori travagliati alla carriera artistica. Dalla vita personale, fatta di eccessi, alle aule di tribunale. Grande ambasciatore del made in Italy, sia che fosse cibo o musica, maccheroni o Core ‘ngrato, Enrico Caruso fu certamente il primo artista a capire ed utilizzare la sua voce come comunicazione commerciale e di marketing. Chi non conosce la ricetta degli spaghetti “Caruso”? La leggenda narra che durante uno dei suoi viaggi di ritorno a Napoli, Caruso suggerì la ricetta agli chef dei due hotel in cui soggiornava solitamente, il “Vittoria” di Sorrento e il “Vesuvio” di Napoli. Il piatto ebbe un tale successo che anche Caruso si metteva alla prova preparandolo per i suoi amici italoamericani che lo richiedevano. Ma i piatti che si ispirano al tenore non finiscono qui. Caruso era un amante degli spaghetti e si dilettava spesso nel cucinarli. “Ogni volta che entrava in un ristorante – così racconta il pianista Rubinstein – tutti i presenti sospendevano immediatamente il pasto per osservare attentamente e con curiosità in che modo avrebbe mangiato gli spaghetti: prendendo la forchetta con mano destra, con la sinistra, aiutandosi anche col cucchiaio soprattutto per il sugo?”. E proprio a questa passione per gli spaghetti è legato un giuramento fatto dal tenore passato poi alla storia. Si narra che quando Caruso tornò a Napoli, nel 1901, per interpretare L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti al Teatro San Carlo, il pubblico gli si rivolse in malo modo con fischi e altri segni di non gradimento. La delusione fu talmente grande che Caruso promise a se stesso di non esibirsi mai più per la sua città e di tornare a Napoli solo per mangiare i suoi adorati spaghetti. Il proposito fu ricordato passando alla storia come “Il giuramento dei vermicelli”. Da qui nacque un altro squisito piatto in onore del tenore, “I Vermicelli alla Caruso”. L’ aneddoto segna la frattura del tenore con la sua città e la sua decisione di trasferirsi in America. Ma è anche la sua fortuna: oltre atlantico diventerà il personaggio che lo ha reso immortale , il grande tenore.
“Nel 1920, epoca delle sue ultime registrazioni, Enrico Caruso aveva inciso 256 dischi e guadagnato milioni di dollari”, ricorda Marco Gioia in un’intervista all’ANSA. La conferenza cantata, frutto della collaborazione con Giuditta Borelli, Antonio Pascale e Anita Pesce, raccoglie materiali d’archivio e incisioni rare. Mauro Gioia, è un cultore e un appassionato della tradizione partenopea e colleziona dischi a 78 giri del repertorio napoletano tanto da vantarne la raccolta privata più completa al mondo.
Ha una conoscenza così vasta di questo mondo tanto da poter affermare che ”la canzone napoletana esiste nel mondo perché c’ è stato Caruso . Prima i titoli si muovevano in un circuito locale, con quale puntata nei salotti inglesi. Quando il tenore incise nel 1911 Core ‘ngrato, prima canzone napoletana scritta in America per lui da italo americani e registrata nel New Jersey, le cose cambiano.”