Skunk Anansie, dopo 25 anni restiamo una band live

Skunk Anansie, dopo 25 anni restiamo una band live

Per celebrare 25 anni di una storia nata su un palco, gli Skunk Anansie non potevano che pubblicare un disco live, il primo della loro carriera, ’25LIVE@25′. Della raccolta in uscita il 25 gennaio e del loro quarto di secolo elettrico hanno parlato la frontwoman Skin e il chitarrista Ace, incontrando la stampa oggi a Milano: “Abbiamo pensato che nel clima attuale, in cui il rock non passa in radio o in tv, questi 25 anni fossero da celebrare come un successo. Anche perché siamo una band nata dal vivo: non distribuivamo demo, dicevamo di venirci a sentire in concerto”.
In 25 tracce il doppio album raccoglie hit come ‘Charlie Big Potato’ e ‘Hedonism’, brani graffianti come ‘Little Baby Swastikkka’ e ‘Intellectualise My Blackness’, registrati dal vivo dal 2007 a oggi, comprese tre canzoni incise a Milano, Taormina e Rimini. L’idea è catturare lo spirito di una band che vive ancora sulla strada: “La gente viene a sentire noi che cantiamo e suoniamo, non cose finte – spiega Skin, che anticipa anche parte del nuovo show -. Non ci saranno solo hit, ma anche canzoni inedite e canzoni vecchie mai suonate dal vivo”. La band passerà dall’Italia a luglio: il 4 alla Palazzina di Stupinigi a Nichelino (Torino), il 5 all’Arena Parco Nord di Bologna, il 7 al Rugby Sound di Legnano (Milano) e l’8 all’Auditorium Parco della Musica per Rock in Roma.
L’anniversario permette alla band di riflettere sul proprio percorso (“Abbiamo sempre sperimentato, a costo di sbagliare, ma ora siamo più maturi”, dice Skin) e sul panorama sociale e musicale: “Oggi il rock e la musica con messaggi radicali non sono scomparsi – dice Ace – Bisogna cercare più a fondo gruppi come Sleaford Mods e Idles: la nostra fortuna è stata aver raggiunto il mainstream con simili messaggi”. “La musica inglese è sempre più borghese, all’establishment non piace la musica politica, infatti non piacevamo neanche noi – aggiunge Skin – Oggi mi fa tristezza pensare che brani come ‘Yes It’s Fucking Political’ e ‘Selling Jesus’ siano ancora rilevanti, o addirittura più di prima, anche qui in Italia: siamo in un periodo preoccupante per l’ascesa dell’estrema destra razzista, mi disgusta. Quanto all’Inghilterra, Brexit ci farà tornare indietro, e la cosa peggiore è che si fonda su un sentimento di razzismo. Spero in un secondo referendum, perché il primo è stato fatto sulla base di menzogne”

Federico Pucci, ANSA

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