Nel film Being the Ricardos, su Amazon Prime Video dal 21 dicembre, l’attrice di Mouline Rouge incarna l’energia e la determinazione della diva americana degli Anni ’50. Ma prima di arrivarci ha dovuto faticare, come racconta assieme al partner di set Javier Bardem
Icona, leggenda, pioniera: Lucille Ball ha scritto la storia della tv americana ma anche un capitolo d’emancipazione femminile. E ora il compito delicatissimo d’interpretarla spetta a Nicole Kidman, nel film Being the Ricardos, dal 21 dicembre su Amazon Prime Video, firmato da Aaron Sorkin come regia e sceneggiatura.
In collegamento via Zoom con i colleghi Javier Bardem (che presta il volto al marito Desi Arnaz), J.K. Simmons (William Frawley) e Nina Arianda (Vivian Vance), la diva di Moulin Rouge incontra la stampa internazionale per raccontare quest’avventura incredibile.
La pellicola ripercorre una settimana della loro vita, ma non una qualsiasi, una del 1952, quando un presunto scandalo sull’attrice rischia di mandare all’aria carriera e matrimonio. Lucille viene accusata dai giornali nazionali di simpatizzare per il partito comunista, mentre le infedeltà del partner riempiono le prime pagine dei tabloid.
Durante i giorni raccontati nella pellicola si svolgono le prove di una puntata del celeberrimo show Lucy e io, una sit-com da 60 milioni di spettatori in un’epoca in cui la concorrenza sfiorava appena i 12.
Lucille e Desi hanno un rapporto altalenante, ma si coprono le spalle a vicenda per alzare continuamente l’asticella. In un’epoca in cui il piccolo schermo seguiva un regime conservatore, la coppia d’oro inserisce argomenti scomodi, come ad esempio la gravidanza, e la presenza al suo fianco del consorte come protagonista di un appuntamento tv in cui mai un cittadino di origini cubane aveva ottenuto i riflettori.
Questo e molto altro, in un’alternanza di toni a dir poco incredibile, mette in scena questo biopic molto poco tradizionale.
«All’inizio – spiega Nicole Kidman – ho sentito fortissima la pressione di dar vita ad un personaggio come Lucille Ball. In mezzo alla pandemia l’offerta di Aaron Sorkin mi era sembrata irrinunciabile, ma dopo una settimana sono andata nel panico. Provavo a trovare la sua voce e non sapevo come fare, mi sentivo persa e quasi rimpiangevo di aver accettato. Per fortuna ho avuto due mesi per prepararmi: ho visto tutte le puntate e ho fatto diligentemente i compiti. Ho sclerato al punto che Aaron mi ha mandato una mail in cui scriveva di aver totale fiducia in me. Non voleva un’imitazione ma piccoli passi verso la meta. Mi ha ripetuto che ce l’avrei fatta alla grande e gli ho dato retta, anche se avrei avuto bisogno di qualche protesi facciale. Niente da fare, Aaron se ne fregava, cosa che mi ha fatto faticare ancora di più per arrivare dove voleva che fossi. Finalmente ho imparato la fisicità di Lucille e ne ho abbracciato l’essenza, quella della signorina Ball che ha letteralmente plasmato la signora Ricardos».
Le fa eco Javier Bardem: «Questo copione è di una squisita complessità perché fonde lato privato e professionale della coppia: sono colleghi, ma anche marito e moglie, il che rende più eccitante sia da farlo che da guardarlo».
Cos’hanno di speciale questi due? «A me Desi ha conquistato per la sua sicurezza – aggiunge Bardem – e per il modo in cui faceva sentire il sostegno alla moglie. Grazie al suo incredibile senso dell’umorismo non si lasciava mai sommergere dal dramma, anzi».
«All’epoca – dice la Kidman – non c’era nessuna donna al comando né tantomeno un’attrice che avesse il potere. Ecco perché Sorkin ne ha sintetizzato la genialità in una settimana: voleva mostrarne l’essenza nella sua totalità, motivo per cui quando mi è arrivata la sceneggiatura non riuscivo a smettere di leggerla». Concorda Nina Arianda: «Ho letto il copione e mi ha lasciato a bocca aperta, perché mescolava generi diversi con grande intelligenza».
A differenza dei colleghi, J.K. Simmons ha avuto meno appigli: «Su William Frawley, a parte lo show e gli altri suoi lavori, non ho trovato interviste o biografie, anche se, a dire il vero, questo mi ha lasciato carta bianca, una libertà totale e a vari livelli».
Un poker d’assi, allora, da non perdere assolutamente.
VanityFair.it