L’Uomo Tigre‘ si prepara a saltare dalla pagina alla vita reale con un imminente adattamento cinematografico. Il manga di Ikki Kajiwara, che ha ispirato l’amata serie anime della Toei Animation, sarà portato sul grande schermo in un film live-action girato tra Italia e Giappone. Fabula Pictures srl, con la leadership di Marco e Nicola De Angelis, insieme a Kodansha Ltd. (titolare dei diritti del manga originale) e Brandon Box srl, ha ufficialmente annunciato una collaborazione per lo sviluppo e la co-produzione internazionale di questo progetto entusiasmante.
Il prossimo film, con un ampio appeal internazionale, si svolgerà tra l’Italia e il Giappone, mantenendo la tradizione della storia, con un nuovo protagonista destinato a indossare la maschera di tigre. Yohei Takami, responsabile dei Diritti/Media Business di Kodansha, sottolinea l’ampio affetto per Tiger Mask in Giappone e in Italia, elogiando il personaggio per la sua forza, fascino e intramontabilità sin dalla sua creazione nel 1969. L’entusiasmo è palpabile nell’annuncio della collaborazione con rinomati cineasti italiani come Fabula Pictures e Brandon Box, con l’obiettivo di introdurre un nuovo Tiger Mask al pubblico globale, condividendo l’amore e la passione per questo iconico personaggio.
“Siamo orgogliosi di annunciare questo ambizioso progetto”, commentano Marco e Nicola De Angelis, amministratori delegati di Fabula Pictures (che ha realizzato la serie “Baby” e il film “Il divin codino”, biopic di Roberto Baggio), “che conferma la nostra passione per la ricerca di storie universali, capaci di emozionare e coinvolgere sia il pubblico nazionale che quello internazionale. Questa partnership con Brandon Box e Kodansha rappresenta un passo importante nel posizionamento strategico della nostra azienda nello scenario delle produzioni audiovisive”.
Il manga è stato pubblicato in Giappone dal 1968 al 1971, ed è nato dalla mente di Ikki Kajiwara. All’epoca la lega nipponica di wrestling aveva acquisito i diritti per creare il lottatore “Tiger Mask”. Ciò che ha reso la serie animata de “L’Uomo Tigre” un fenomeno e una leggenda anche fuori del Giappone è senza dubbio il tratto unico di Keiichiro Kimura, character designer e regista anche di altri anime cult come “Mimì e la nazionale di pallavolo” e “Sam il ragazzo del West“. Kimura è deceduto nel 2018 a 80 anni.
Naoto Date, un giovane orfano, si unisce alla spietata Tana delle Tigri, un’organizzazione che addestra lottatori attraverso metodi estremi e li costringe a versare metà dei loro guadagni nelle casse dell’associazione sotto minaccia di ricatto. Dopo aver costruito una solida reputazione negli Stati Uniti, dove è soprannominato Yellow Devil, ritorna in Giappone. Toccato dalla difficoltà del suo vecchio orfanotrofio, decide di abbandonare la Tana delle Tigri e di donare i proventi dei suoi combattimenti in beneficenza all’istituto, impegnandosi in un’etica di lotta corretta. Naturalmente, l’organizzazione non è disposta a lasciarlo andare indenne: in risposta, invia i suoi lottatori più potenti per sfidarlo, cercando di eliminarlo sul ring. Naoto dimostra di essere altruista verso i meno fortunati, ma spietato nei confronti dei malvagi, impegnandosi a difendere i deboli dalla tirannia degli oppressori e dei violenti, diventando l’uomo tigre.
Il manga ha successivamente ispirato una serie anime estremamente popolare, che ha debuttato in Italia nel 1982. La prima puntata de “L’Uomo Tigre” è stata trasmessa in Giappone il 2 ottobre 1969. La serie animata ha adottato la violenza come firma stilistica, caratterizzandosi per ferite, scene di sangue e il suono tagliente delle mosse. Il ring ha assunto dimensioni spaziali senza precedenti, sfidando la realtà e competendo con i celebri campi di calcio di “Holly e Benji”.