“MY WAY”, SU NETFLIX IL BERLUSCONI CHE PROVÒ A ESSERE TRUMP PRIMA DI TRUMP

“MY WAY”, SU NETFLIX IL BERLUSCONI CHE PROVÒ A ESSERE TRUMP PRIMA DI TRUMP

Esce domani sulla piattaforma online il documentario di Alan Friedman sul Cavaliere

famiglia-berlusconiImpagabile, dal punto di vista storiografico e degli studi futuri sul costume italiano, è già solo il teaser del documentario, la mimica facciale ammiccante con cui il protagonista, Silvio Berlusconi, dice all’intervistatore, Alan Friedman, che lo sta conducendo sul luogo del delitto: «E adesso le faccio vedere – dice, a stento trattenendo gli angoli delle labbra – questa sala cult (pronunciato “cult”, il che conferisce alla scena una maestria rosselliniana) del famoso bunga bunga». Oppure la visita negli spogliatoi con Berlusconi che catechizza l’allenatore del Milan Inzaghi, dicendogli che deve urlare «attaccare», davanti ai suoi giocatori. E questa banda di giovani calciatori di mezzo mondo che lo guarda lievemente sgomenta, a metà tra il perplesso e il divertito, con Inzaghi imbarazzatissimo.
Esce domani, su Netflix, My Way, Berlusconi In His Own Words, il documentario sulla vita di Silvio Berlusconi tratto dal libro di Alan Friedman, diretto da Antongiulio Panizzi e prodotto dalla Leone film Group (dei figli di Sergio Leone), oltre 28 ore di registrazione in cui il Cavaliere racconta la sua incredibile vita (se per una volta perdonate l’aggettivo), in uno spirito di piena collaborazione con Friedman. È un dettaglio importante, perché proprio non trovandosi dinanzi a un approccio formalmente aggressivo, Silvio si concede poi almeno un paio di rivelazioni storiche, e soprattutto, la piena indulgenza verso i suoi notoriamente numerosi vizi. Ma innanzitutto My Way è una lunga seduta di analisi, o autoanalisi, che il Cavaliere si regala in pubblico, con le autoassoluzioni, i rimpianti, nessun rimorso, i pochi pentimenti, la vanagloria ma anche l’orgoglio, la sensazione di aver forse troppo comandato e poco disposto o realmente cambiato (se non altro, in meglio), o l’impressione di esser rimasto circondato da pochi, dalla corte gigantesca dell’Italia che fu ai suoi piedi. Lezione sulle umane sorti del potere: da mezzo mondo che lo adulava, alle passeggiate nel parco con il cagnolino Dudù.

La Stampa

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