Ieri in studio, c’è stata una lunga intervista con l’attore Premio Oscar: una chiacchierata piena di ricordi, compresi quelli con l’ex Pirata dei Caraibi.
Il Premio Oscar era molto atteso, così come lo sarà un altro attore di Hollywood. Fabio Fazio ha annunciato, infatti, che domenica prossima sarà ospite in studio Johnny Depp.
L’ex pirata dei Caraibi parlerà di “Modì – Tre giorni sulle ali della follia”, il film su Amedeo Modigliani, del quale ha curato la regia. Tra i protagonisti ci sono proprio Al Pacino, Luisa Ranieri, Riccardo Scamarcio e Antonia Desplat. Gli ultimi due saranno in studio con l’attore.
“Conosco Johnny da tanto tempo– ha detto Al Pacino– abbiamo lavorato insieme in Donnie Brasco e lì l’ho conosciuto veramente bene. Anche se non ci siamo visti molto negli ultimi anni, siamo sempre rimasti molto vicini. Comunichiamo e ridiamo tantissimo quando siamo insieme”.
Durante l’intervista, Al Pacino ha poi raccontato il suo primo incontro con Marlon Brando: “Eravamo impegnati in un progetto insieme e ci siamo ritrovati in un ristorante italiano. Tutti gli attori erano lì per incontrare Marlon Brando. Dopo un po’, quello che accadde fu questo: eravamo tutti seduti, chiacchieravamo e ciascuno di noi, incluso me, iniziò a vedere il copione… è stata una cosa davvero divertente perché più il tempo passava, più ci impersonavamo nei personaggi da fare”.
Del suo primo contatto con il cinema, Al Pacino ha ricordato: “Ho iniziato da giovanissimo, sia in teatro che al cinema, dopo aver visto tutti i film che mia madre mi portava a vedere. Ho avuto insegnanti eccellenti, come la mia insegnante di terza media, che mi ha dato la Bibbia da leggere. C’erano parole bellissime in quel libro, si parlava di amore. Cercavo di trasmettere quelle parole. Erano parole che mi soddisfacevano e mi facevano sentire vicino al mondo e ai sentimenti. Mi sono detto che cosa straniera avere questo dono di dare poesia alle parole della Bibbia”. E ha aggiunto: “Per me, riuscire a entrare nel mondo dell’arte non era per il successo. Per me era una rete di salvataggio per la vita che avevo. Credo che sia stato proprio così, mi ha salvato la vita”.
“La mia infanzia– ha concluso– la vedo a colori, credo, perché ho una sorta di senso visivo immediato della mia infanzia appena ne parlo con chiunque”.