Ad Alice nella città horror ‘sociale’ di Luna Gualano
Alle tante apocalissi zombie protagoniste su grande e piccolo schermo negli ultimi anni, si aggiunge quella particolarmente originale e intelligente, con forti richiami d’attualità, creata da Luna Gualano per Go Home – A casa loro, horror indie presentato a Panorama Italia da Alice nella città, la sezione autonoma per le giovani generazioni della Festa del Cinema di Roma. Nella storia l’unico rifugio sicuro dal virus zombie che si diffonde nella periferia romana, è un centro d’accoglienza. Lo stesso contro cui il giovane neofascista Enrico (il talentuoso Antonio Bannò) stava manifestando con altri squadristi fino a qualche ora prima. Iniziata ‘l’invasione’ il ragazzo cerca rifugio proprio nella struttura e i migranti africani e mediorientali all’interno decidono di farlo entrare. Tra di loro ci sono Sara (Awa Koundoul) con il figlio, ancora bambino, Ali (Pape Momar Diop, immigrato di seconda generazione), il solitario Ibrahim (Sidy Diop), Victor, leader ideale del gruppo (Cyril Dorand Nzeugang Domche). Insieme cercano di gli zombie fuori, ma lo scontro è inevitabile. La cineasta qui all’opera seconda, dopo il thriller horror Psychomentary (2014) per il cast ha scelto molti reali migranti, con cui ha lavorato prima delle riprese, in un laboratorio cinematografico. “La metafora degli zombie per noi era perfetta – spiega lo sceneggiatore Emiliano Rubbi – in loro non c’è un odio motivato o una cattiveria, uccidono perché spinti dalla fame. Per questo si prestano bene a rappresentare l’odio cieco, immotivato, che preme fuori dal centro d’accoglienza ed è come un virus”. Gli zombie funzionano “anche come ulteriore metafora rispetto all’orda – aggiunge Luna Gualano – che trascina le persone a se’, come il mare può inghiottire i migranti. Oltretutto il loro viaggio non finisce all’arrivo. Una volta sbarcati li aspettano lunghissime attese nei centri d’accoglienza, non sanno cosa sarà di loro. E’ proprio di ieri la notizia del giovane migrante che si è ucciso quando ha saputo che gli era stato negato l’asilo politico”. Per la giovane cineasta, che ha utilizzato come location, fra gli altri, i centri sociali romani Strike e Intifada, un genere come l’horror “dà grande libertà espressiva anche lavorando a budget ridotto. La mia speranza è che un ragazzino che veda il film, aspettandosi una storia di zombie, alla fine parteggi per il protagonista liberiano”. Leggendo l’avviso di Luna “che cercava partecipanti a un laboratorio cinematografico per poi girare insieme un film – spiega Cyril Dorand Nzeugang Domche, che ha appena pubblicato in Francia un romanzo, Le chemin que vous m’avez emprunté – ho deciso di iscrivermi perché nel vostro Paese, da immigrato sono un uomo invisibile, ancora di più dopo il nuovo Decreto sicurezza. Oggi la legge qui mi impedisce di sognare. Volevo scendere in campo e mostrare che esisto”. Tra i punti di forza del film c’è anche la colonna sonora di Rubbi, arricchita da brani di Piotta, il gruppo raggae sardo Train to Roots, Il Muro del Canto e la sua voce solista Daniele Coccia. Per la distribuzione del film “abbiamo già vari contatti – spiega Luna Gualano -. Dovrebbe uscire in sala nel 2019”.
Ansa