Il mondo del cinema americano è in lutto. All’età di 71 anni è morto nella sua casa di Hollywood il regista, sceneggiatore e produttore Curtis Hanson. Ad ucciderlo, secondo il portale tmz.com, sarebbe stato un infarto, sopraggiunto, a quanto pare, in un quadro clinico già complicato dal morbo di Alzheimer, malattia di cui il filmmaker statunitense, ormai ritiratosi dalle scene, avrebbe sofferto da qualche tempo.
Nato in Nevada ma cresciuto a Los Angeles, Hanson aveva iniziato la sua attività di regista negli anni Settanta per poi segnalarsi al grande pubblico con le direzioni de La finestra della camera da letto, thriller del 1987 interpretato da Steve Guttenberg, Elizabeth McGovern e Isabelle Huppert, La mano sulla culla (1992), altra pellicola ad alta tensione in cui ebbe modo di lavorare insieme ad Annabella Sciorra, Rebecca De Mornay e Julianne Moore, e The River Wild – Il fiume della paura, blockbuster del 1994 con Meryl Streep e Kevin Bacon.
Il grandissimo successo, però, per Hanson arrivò solo nel 1997, l’anno dell’uscita di L.A. Confidential, splendido noir tratto dall’omonimo romanzo di James Ellroy che fece guadagnare a Kim Basinger un Oscar per la migliore attrice non protagonista e allo stesso regista una statuetta per la migliore sceneggiatura non originale.
A questo fortunato film, reso memorabile anche dalle ottime prove recitative di Kevin Spacey e Russell Crowe, seguirono poi Wonder Boys (2000) e, soprattutto, 8 Mile (2002), che segnò l’esordio sul grande schermo del rapper Eminem.
Prima di andare in pensione, Hanson, che lascia la compagna Rebecca Yeldham, da cui nel 2004 aveva avuto un figlio, diresse pure la commedia In Her Shoes – Se fossi lei, con Cameron Diaz e Shirley MacLaine, il drammatico Le regole del gioco, il film tv Too Big to Fail – Il crollo dei giganti e, nel 2012, in collaborazione con Michael Apted, Chasing Mavericks.
Il Messaggero