Tutto sembra funzionare a meraviglia: sia per gli adulti, i quali ritrovano le scene famigliari del cartoon accompagnate dalle canzoni di Elton John (Can You Feel the Love Tonight, Circle of Life) o la divertente Hakuna Matata, sia per i piccoli, che amano i personaggi buffi e la parabola di passaggio dalla condizione di cucciolo all’età adulta. Le cose vanno altrettanto bene al box-office; e lo dimostra il fatto che, superati da pochi giorni i profitti di Frozen, il nuovo Re Leone è il film d’animazione col più alto incasso di tutti i tempi. Però l’iperrealismo ha un prezzo: fa perdere l’aura fiabesca dell’originale, rinunciando alla stilizzazione che era il marchio di fabbrica della Disney.
Facciamo due esempi complementari. L’antropomorfismo integrale del disegno animato, dove i leoni aggrottavano le sopracciglia, sorridevano o storcevano la bocca, era irriproducibile con fiere così realistiche. Al contrario, mentre nel cartoon la cosa non sorprendeva più di tanto, qui le parole messe in bocca a felini & C. hanno un effetto straniante: come se, di punto in bianco, gli animali di un documentario del National Geographic cominciassero a parlare.
Repubblica.it – Roberto Nepoti
Facciamo due esempi complementari. L’antropomorfismo integrale del disegno animato, dove i leoni aggrottavano le sopracciglia, sorridevano o storcevano la bocca, era irriproducibile con fiere così realistiche. Al contrario, mentre nel cartoon la cosa non sorprendeva più di tanto, qui le parole messe in bocca a felini & C. hanno un effetto straniante: come se, di punto in bianco, gli animali di un documentario del National Geographic cominciassero a parlare.