Il jazz è l’incrocio. Tra le vie della tradizione, della contaminazione, del rinnovamento, della contemporaneità. Siamo a Chicago, Makaya McCraven è lì a quell’incrocio con tutte le direzioni nelle sue mani, di batterista e di producer. Un protagonista di questo tempo capace di valicare i confini del genere senza dimenticare le radici. Il ritmo, lo spazio, il tempo sono i cartelli segnaletici che si possono trovare sul suo percorso. Dinamismo, poliritmia, ritmi hip hop, post rock figlio dei Tortoise, beat, loop si conciliano, stratificati, onirici, armonici, densi, in quell’incorcio. Proprio lì, in questo momento. Il suo momento.
“In These Times” è il suo ultimo disco in ordine di tempo lungo un’evoluzione partita nel 2015 con “In the Moment”, in un ricco catalogo in cui ridisegna passato, futuro e presente del suono. E il gusto nel dare nuova vitalità al jazz.
L’appuntamento per JazzMi Per la preview dell’ottava edizione di JazzMi (12 ottobre – 5 novembre) il percussionista, compositore e produttore di stanza da anni a Chicago (ma nato in Francia da genitori musicisti) arriva il 20 luglio alla Triennale di Milano proprio per presentare l’ultimo album, pubblicato dalla International Anthem.
L’album “In These Times” è una raccolta di composizioni ispirate alle lotte culturali e l’esperienza personale di McCraven come prodotto di una comunità multietnica di musicisti, ed è l’opera a cui ha lavorato per oltre sette anni mentre produceva una serie di album che hanno tracciato il suo percorso musicale: “In The Moment” (2015), Highly Rare (2017), Where We Come From (2018), Universal Beings (2018), “We’re New Again” (2020), “Universal Beings E&F Sides” (2020) e “Deciphering the Message” (2021).
Il sound unico Il disco vede il contributo di oltre una dozzina di musicisti e partner creativi della sua cerchia di collaboratori, un ensemble non a caso eterogeneo (tra cui Jeff Parker, Junius Paul, Brandee Younger, Joel Ross e Marquis Hill), mentre la musica è stata registrata in cinque studi diversi e quattro spazi per concerti, a cui si è aggiunto l’ampio lavoro di post-produzione fatto da McCraven a casa. Caratterizzato da arrangiamenti orchestrali intrecciati al suono della organic beat music che è diventato la sua firma, l’album è un’evoluzione e un punto di arrivo per Makaya McCraven. Il suo è un sound unico che mescola, si muove brillantemente tra i generi dilatando i confini del jazz, che è usato come presupposto e che allo stesso tempo viene trasceso.