Le mandavano in redazione copertine e vestitini fatti a maglia o a uncinetto. Lettere con parole di affetto e incoraggiamento. Regalini per Carlotta, la bimba nata quasi in diretta. Eleonora Daniele, mentre allatta la figlia nel giardino della casa di vacanza all’Argentario (si sentono in sottofondo i cinguettii degli uccellini e della piccola), si commuove ancora al ricordo della gravidanza vissuta in simbiosi con il pubblico durante il periodo dell’emergenza Covid.
È rimasta alla guida di Storie italiane, il programma mattutino di Raiuno, fino a quando i medici hanno detto basta, la bimba si era girata in posizione sbagliata, pesava già quattro chili e bisognava intervenire con un cesareo.
Carlotta è nata il 25 maggio, poche ore prima eri ancora negli studi Rai
«Sì, ho lavorato fino all’ultimo, ma non ho mai tenuto comportamenti pericolosi. Ogni giorno mi monitoravano e quando si è deciso che dovevo partorire, poco tempo prima della scadenza naturale, ho lasciato subito il programma. L’azienda mi ha sempre messo in condizioni di sicurezza: mi pettinavo e truccavo da sola, stavo lontano dai colleghi, mi preparavo a casa e restavo negli studi solo il tempo della diretta, seduta su una poltroncina per via del pancione».
La tua è stata una scelta coraggiosa premiata dal pubblico
«Durante quelle settimane ho sentito molto la vicinanza delle spettatrici. Da quando ho annunciato di essere incinta, mi sono sentita avvolta da qualcosa di magico che è passato attraverso il video ed è arrivato nelle famiglie. Molte donne mi hanno scritto che vedendomi così serena si sentivano più serene anche loro. Ma a me, il coraggio, lo infondeva Carlotta, che stava nella mia pancia».
Tutto il Paese era davanti alla tv in cerca di informazioni e conforto
«E noi, oltre a raccontare la cronaca, ci siamo dati il compito di trasmettere anche un messaggio di speranza, raccogliendo le testimonianze di chi ce l’aveva fatta e di chi era in prima linea come medici e infermieri. Mi sono molto commossa, per esempio, quando abbiamo fatto parlare la madre di Mattia, il ragazzo diciottenne di Cremona, che prima di essere intubato aveva scritto mamma, non ti lascio sola».
E come sono state le prime tue settimane da madre?
«Ovviamente le più belle della mia vita. Ho desiderato tanto Carlotta ed è arrivata quando non pensavo più di poterla avere. Fare un figlio a 43 anni, si sa, non è semplice: adesso sono un po’ stanca per l’allattamento e le notti insonni, ma non è nulla al confronto della gioia. Lei già mi parla con gli occhi, mi fa capire quello che vuole, mi sorride. Ero convinta di non poter allattare: quando è nata, me l’hanno messa sulla pancia, mi ha guardata come per dire Pensi di non darmi il latte, stai scherzando?».
E tuo marito, Giulio Tassoni, come la sta vivendo?
«Felicissimo. Non cambia i pannolini, non dorme la notte, ma è molto affettuoso, è diventato ancora più dolce, e già pensa a come tenere a bada i futuri fidanzati Un figlio è come uno tsunami, ti cambia la vita, modifica anche la dimensione della coppia, ma ne ingrandisce gli orizzonti».
Sei diventata madre da grande, una scelta?
«In passato non ci pensavo: mi sono trovata a 40 anni a scoprire di desiderare un figlio. Ed è arrivata Carlotta, in modo naturale. Forse è stata la morte di mio fratello che mi ha svegliata, mi ha costretto a fare un bilancio della vita, mi ha portata a volere un altro affetto. Per me mio fratello Luigi era come un figlio, anche se io sono più piccola: era autistico, e io ho sempre badato a lui insieme alla mia famiglia, i miei genitori e le mie due sorelle, fin da quando ero bambina. È morto cinque anni fa per un arresto cardiaco e per me è stato scioccante».
Luigi ti ha reso una donna forte, apparentemente anche dura
«Rispetto ai miei coetanei, sono dovuta diventare grande prima, affrontare una disabilità in famiglia ti fa maturare. Tutti mi descrivono come coraggiosa, in realtà credo che la forza stia nel riconoscere i propri limiti senza che questo si trasformi in presunzione o incapacità di ascoltare. Io mi sento più fragile ora che sono diventata mamma, per le naturali ansie nei confronti di mia figlia».
Tua madre, che vive nel Padovano, territorio duramente colpito dal Covid, è riuscita a conoscere la nipote?
«Non è stato facile per lei in questi mesi: ha vissuto la mia gravidanza attraverso la televisione, come le altre spettatrici. Perché ovviamente non potevamo incontrarci: io stavo a Roma e lei, che ha 75 anni, doveva rimanere in isolamento. Quando ha visto Carlotta è stata un’emozione grande. In famiglia siamo rimaste solo donne: senza più mio fratello e mio padre, che è stato un grandissimo esempio per me, era una roccia. Mia mamma si chiama Iva, te ciami come le tasse, le diceva sempre papà».
Non sarà stato facile andare via da una casa così unita e così difficile per inseguire il sogno della tv quando da giovanissima hai lasciato Padova per Roma
«Ma io non pensavo di fare televisione, non la guardavo mai. Figuriamoci, lavoravo in banca. Questione di destino: i miei amici mi dicevano che avevo il viso adatto per lo schermo, allora ho provato a fare le selezioni per il Grande Fratello (nella seconda edizione del 2001) e le ho passate. Da lì, è arrivato tutto il resto: le pubblicità (testimonial di Chateau D’ax), le serie televisive (Un posto al sole, Carabinieri), il teatro. Non ho mai pensato che potesse essere la mia vita ed ecco qui, sono già passati 19 anni».
Grazie alla gavetta a Unomattina sei poi diventata giornalista.
«Sono stati sette anni di grande palestra accanto a professionisti che mi hanno fatto imparare il mestiere e che mi hanno convinto a scegliere la strada del giornalismo. Tutte esperienze che ho trasferito a Storie italiane».
Dove tornerai a settembre: l’essere madre cambierà in qualche modo la tua conduzione?
«Credo di sì. Lo so che la gente pensa che io sia troppo seria. Il fatto di essere mamma ti apre canali emotivi più forti, come era già successo in gravidanza. Mi sono addolcita e penso si vedrà. Nella nuova stagione vorrei dare più spazio alle donne e al racconto della speranza, attraverso testimonianze positive, di cui c’è tanto bisogno soprattutto se pensiamo alle persone colpite anche economicamente dalla pandemia. Devo ringraziare il direttore di Raiuno, Stefano Coletta, che ha mostrato molta sensibilità nei miei confronti, mi ha appoggiato nel cambiare registro al programma e ha voluto che ne fossi di nuovo alla guida».
In autunno ci sarà anche il battesimo di Carlotta, tu sei molto religiosa
«A ottobre, madrina sarà Mara Venier, che è come una zia. Mi è stata tanto vicina e ho voluto raccontare della gravidanza a Domenica In. Carlotta si chiama come mia nonna materna, a cui ero molto affezionata, ma di secondo nome è Pia, come Padre Pio (sono nati nello stesso giorno, il 25 maggio), una figura a cui sono molto legata, come a San Benedetto di cui porto sempre con me la croce. Considero mia figlia un dono del cielo. Cerco di portare la testimonianza di fede anche nel lavoro e nella vita, soprattutto in aiuto alle associazioni che si occupano di autismo».
C’è ancora qualche sogno che vorresti realizzare?
«Mi piacerebbe tanto tornare a recitare in teatro. Come avevo fatto da giovane, per esempio in Rondone e rondinella di Pirandello. Il rapporto con il pubblico che hai sul palcoscenico è unico, ti regala emozioni che non puoi provare in tv o nel cinema. Un sogno che, adesso, con Carlotta appena nata, resta nel cassetto. In futuro, si vedrà».
Laura Rio, ilgiornale.it