Nei giorni scorsi si è tenuta l’assemblea straordinaria di Mediaset Premium, società controllata da Rti (89%) e partecipata da Telefonica (11%), per approvare i conti al 31 marzo e successivamente, coprire il rosso di periodo (oltre 63 milioni di euro) e abbattere, e poi ricostituire, il capitale sociale.
Nello specifico, come scrive www.milanofinanza.it, i soci di Premium hanno preso atto che dopo la perdita di fine 2015 (-83,88 milioni) e quella del primo trimestre (-63,65 milioni), era necessario intervenire sul patrimonio del gruppo. Anche perché per coprire il deficit (quasi 150 milioni di euro in 15 mesi targati Champions league), la pay tv del Biscione, in procinto di passare a Vivendi, ha dovuto far ricorso all’utilizzo delle riserve (oltre 30 milioni) e poi azzerare il capitale sociale (30 mln).
Contestualmente, Premium ha lanciato un primo aumento di capitale fino a 30 milioni riservato ai soci attuali (emessi 30 milioni di azioni del valore nominale di 1 euro con un sovrapprezzo complessivo di 3,79 milioni) e successivamente una seconda ricapitalizzazione da 110 milioni (emesse 110 milioni di azioni al valore nominale di 1 euro). Una doppia mossa necessaria per risanare i conti e ripulire il bilancio in vista dell’arrivo del nuovo azionista di controllo, ovvero la Vivendi di Vincent Bolloré. Nell’approvare i conti relativi al primo trimestre 2016 i vertici di Premium, guidata dall’ad Franco Ricci, hanno registrato che i ricavi sono stati di 181,3 milioni (+16,5%), grazie alla maggiore offerta tv (la Champions League in esclusiva e le partite delle migliori 8 squadre di serie A), ma con costi per 264,7 milioni, dei quali 137,8 milioni a titolo di ammortamenti e svalutazioni.
L’ebit al 31 marzo è stato negativo per 83,37 milioni, mentre la perdita è ammontata, come detto, a 63,65 milioni. A bilancio, poi, i diritti tv sono iscritti a un valore di carico di 887,66 milioni (a fronte del dato di poco superiore al miliardo del 31 marzo 2015), dopo l’ammortamento di periodo di 132,5 milioni. I debiti commerciali nei confronti dei fornitori ammontano a 1,43 miliardi.
Giacomo Ghilardi, Italia Oggi