DOPO-ELEZIONI PER PARISI: RITORNO A CHILI TV

DOPO-ELEZIONI PER PARISI: RITORNO A CHILI TV

parisiHa quasi vinto. Però, alla fine, ha perso. E quindi Stefano Parisi, pur protagonista di un bell’exploit come candidato del centro-destra alla carica di sindaco di Milano, dovrà tornare a occuparsi delle grane della sua Chili tv. Un’azienda di cui è il socio principale attraverso la Brace srl. E che, a dire il vero, non si può per ora definire una case history di successo.
Da quando è nata nel 2012, infatti, l’iniziativa di Parisi nel campo della streaming tv a pagamento ha inanellato perdite complessive per 17,2 milioni di euro. E non ci sono segnali di un business che stia per raddrizzarsi, anzi: nel 2012, infatti, il rosso era di 1,8 milioni, ma poi c’è stato un crescendo, con perdite per 3,5 mln nel 2013, ancora rosso per 4,2 mln nel 2014, fino ai -7,6 milioni con cui è stato chiuso l’esercizio 2015 di Chili, per un bilancio approvato da poco. Un mezzo disastro, insomma. Basti pensare che nel 2015 le perdite di 7,6 milioni si confrontano con ricavi complessivi per 7,8 milioni (in sostanza, per ogni euro che Chili fattura si genera un euro di perdite) e con debiti quasi raddoppiati rispetto al 2014, e saliti a 9,2 milioni (di cui 6,8 mln a breve, in scadenza entro i 12 mesi).
Chili ha una library piuttosto ampia (14 mila titoli, rispetto ai 5 mila del 2014) che vende, on demand, via web per smartphone, pc, tablet e smartTv. Ha oltre 500 mila utenti registrati ai suoi servizi (gli stessi, più o meno, dichiarati sia da TimVision sia da Infinity, che però richiedono un abbonamento), che in sostanza comprendono l’acquisto di film in prima visione (costano 4-6 euro) o altri contenuti (1-3 euro) senza dover pagare invece abbonamenti.
La concorrenza è notevole, non fosse altro per la spinta che arriva soprattutto da Netflix, TimVision e Infinity (e in passato Parisi ha più volte sollecitato, vanamente, il gruppo Mediaset a lavorare con lui nella streaming tv a pagamento). I conti, quindi, ne soffrono. Certo, la società, in questi anni, ha sostenuto pesanti investimenti per il consolidamento della piattaforma tecnologica e della library, e per gli sbarchi 2015 in Austria, Germania, Polonia e Regno Unito, con 18 assunzioni nel 2015 che portano il personale complessivo a quota 48 unità, di cui sei dirigenti, cinque quadri e 37 impiegati. Parisi, intervistato da ItaliaOggi a fine 2015, rimaneva comunque fiducioso: «Per il pareggio di bilancio dobbiamo aspettare il 2017, e tra due-tre anni penseremo alla quotazione in Borsa». Scegliendo, però, di candidarsi a sindaco di Milano, si ha come l’impressione che neppure lui fosse così convinto dello scintillante avvenire di Chili. In un mercato, quello dello streaming a pagamento (svod), per il quale le prospettive, almeno in Italia, non sembrano così rosee: un recente rapporto di PricewaterhouseCoopersstima, infatti, un raddoppio dei clienti svod in Italia nel 2016, ma poi una crescita più stabile negli anni successivi, attorno al 10-20%, per arrivare a un mercato complessivo da 112 milioni di euro nel 2020. Nulla di che, insomma.

Italia Oggi

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