Il Garante: “Fino a 250 mila euro di multa alle tv che diffondono intolleranza e razzismo”

Il Garante: “Fino a 250 mila euro di multa alle tv che diffondono intolleranza e razzismo”

Le tv italiane rischiano una multa forte – “da 10 mila fino a 250 mila euro” – ogni volta che un tg, un programma di approfondimento, uno show dovesse macchiarsi dei “reati dell’odio”.

Dopo tre anni di inutili richiami, dopo aver provato con le buone maniere, il Garante delle Comunicazioni (l’AgCom) ha pronto un severo regolamento che limiterà i messaggi di discriminazione verso i migranti.

Anche le donne vittime di violenze saranno più tutelate dalle frasi allusive sui social, dalle insinuazioni di chi dice in televisione “che tanto se la sono cercata”, da immagini scorrette o titoli impropri.
Adottare un regolamento significa che le norme saranno molto più vincolanti e il monitoraggio del Garante sulle trasmissioni tv si farà continuo. Le emittenti – diffidate dal continuare la loro politica dell’intolleranza – alla fine saranno multate se indifferenti ai richiami del Garante. E i nuovi vincoli scatteranno anche “per le piattaforme di condivisione di video”, a partire da YouTube, e per le radio.

Nella parte introduttiva del regolamento – che entrerà in vigore entro giugno del 2019 – il Garante ricorda che i cittadini immigrati sono oggi il 7% della popolazione. Eppure gli italiani sono convinti che abbiano ormai raggiunto la cifra record del 25%.

Gli statistici dell’Ue, nelle loro indagini Eurobarometro, sostengono che gli italiani hanno maturato una percezione non realistica sugli stranieri più che qualsiasi altro popolo dell’Ue. E questa lente distorta è stata creata sia dalle fake news, cioè dalle bufale che dilagano sui social network, sia anche da alcune trasmissioni tv. Questo è il convincimento del nostro Garante.

Ora, l’Italia ha tanti problemi. L’industria è in grave crisi. Il lavoro non c’è. Le formiche passeggiano sui letti dei pazienti, in certi ospedali. Eppure nell’ultima campagna elettorale, a inizio del 2018, le televisioni hanno parlato soprattutto di immigrazione, degli spari contro lo straniero (a Macerata), di fascismo e anti-fascismo, di sicurezza. Quasi ossessivamente.

Il nostro Garante – che non risparmia critiche alla Rai – calcola che “alcune emittenti private” hanno dedicato a questo “macro-tema” (immigrati, sicurezza, fascismo-antifascismo) fino al 33% dello spazio dei loro tg e dei programmi di approfondimento.

Il regolamento del Garante introdurrà un monitoraggio attento delle trasmissioni. L’osservazione valuterà:
– lo stile di conduzione del giornalista o del presentatore;
– il titolo dei servizi giornalistici, le immagini, le scritte in sovraimpressione;
– le dichiarazioni degli ospiti e degli opinionisti in studio;
– le contromisure del giornalista quando un ospite pronuncerà parole di odio;
– le reazioni degli altri ospiti della trasmissione;
– la condotta del pubblico in studio (come applausi o fischi);
– i contenuti degli sms che, eventualmente, lo spettatore spedirà da casa;
– la presenza di rappresentanti di migranti o donne, a garanzia del pluralismo.

YouTube e le altre piattaforme di condivisione di video dovranno preparare un rapporto sulla loro attività di monitoraggio. E inviarlo al Garante, ogni tre mesi. Come dovranno comunicare gli strumenti che hanno messo in campo per individuare e cancellare ogni singolo filmato carico di razzismo o di intolleranza.

el caso un programma o un telegiornale si sia macchiato di un “reato dell’odio”, il Garante potrà ordinare la lettura di un messaggio riparatorio. Nel caso l’emittente continui a diffondere messaggi discriminatori, il Garante la diffiderà dal proseguire. Ignorare la diffida porterà a una sanzione fino a 250 mila euro, ogni volta.

Tutte le emittenti e le piattaforme di condivisione sociale dovranno prevedere trasmissioni che incoraggino alla pacifica convivenza. Obbligo che sarà più stringente per la Rai perché titolare del servizio pubblico tv.

Da oggi, il regolamento del Garante sarà pubblico. Chiunque potrà inviare al Garante le sue osservazioni e richieste di modifica, entro un mese. A maggio, al più tardi a giugno, il Garante approverà le nuove norme.

Aldo Fontanarosa, Repubblica.it

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