GRAMMY ALLA CARRIERA PER VELVET UNDERGROUND, SLY STONE E NINA SIMONE

GRAMMY ALLA CARRIERA PER VELVET UNDERGROUND, SLY STONE E NINA SIMONE

Assegnati ieri i premi che verranno consegnati il 12 febbraio nel corso della cerimonia allo Staples Center di Los Angeles: “La band di Lou Reed è stata sempre avanti rispetto agli anni in cui si è espressa”

131107-lou-reed«Nonostante siano durati per un tempo relativamente breve e abbiano avuto un successo commerciale circoscritto, i Velvet Underground sono oggi riconosciuti come una delle rock band più influenti di tutti i tempi». Con queste parole la Recording Academy ha ieri assegnato alla band di Lou Reed, John Cale, Sterling Morrison e Maureen “Moe” Tucker uno dei Grammy Award alla carriera che verranno consegnati nel corso della cerimonia, in programma il prossimo 12 febbraio allo Staples Center di Los Angeles. «I Velvet Underground erano, forse, sempre avanti rispetto al loro tempo» si legge ancora nella motivazione del premio, «sia dal punto di vista visuale sia da quello del suono. Considerati come la quintessenza del proto-punk, hanno continuato ad essere negli ultimi cinquant’anni la formazione di riferimento per una serie di movimenti del rock moderno».
Insieme ai Velvet Underground hanno ricevuto ieri un Grammy alla carriera l’autore di Everyday people e di There’s a riot going on Sly Stone che, dice la motivazione, «ha giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo del soul, del funk, del rock e della psichedelia negli anni Sessanta e Settanta», e la grande sacerdotessa del soul Nina Simone, «il cui sogno di bambina prodigio di diventare una musicista classica venne frustrato a causa del colore della sua pelle, ma grazie anche al suo coraggio e all’impegno profondo profusi al fianco del movimento per i diritti civili ha potuto dar vita a classici come Mississippi Goddam, Four women e To be young, gifted and black». Altri tre Grammy Award alla carriera sono stati assegnati alla cantante gospel Shirley Caesar, al pianista jazz Ahmad Jamal, al chitarrista Charley Pride e al padre della musica country Jimmie Rodgers.

LA REPUBBLICA

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